Il caro carburante è diventato un incubo per gli automobilisti in questi primi mesi del 2022. Il prezzo della benzina è salito sopra 2 euro al litro questa settimana, risentendo del boom delle quotazioni del petrolio a 130 dollari al barile, accompagnato dall’indebolimento del cambio euro-dollaro. Una stangata che si sta ripercuotendo sulle tasche delle famiglie, anzi della generalità dei consumatori, visto che gli aumenti di luce, gas e carburante incidono sui costi di produzione e trasporto.

Vediamo quale sarà l’impatto sugli automobilisti della benzina a 2 euro.

Anzitutto, dobbiamo partire dai consumi nel 2021. I litri di benzina erogati l’anno scorso sono stati quasi 10,5 miliardi, meno della metà dei 27 miliardi di litri di gasolio. E, poi, ci sono stati anche 1,7 miliardi di litri di GPL. Con un costo medio di oltre 2 euro al litro per la benzina, sopra 1,92 euro per il diesel e a 0,85 euro per il GPL, spenderemo in un anno rispettivamente più di 21 miliardi, quasi 52 miliardi e circa 1,5 miliardi. Il totale farebbe 74,5 miliardi, il 4% del PIL.

Considerando che gli automobilisti in Italia sono poco più di 39 milioni, il costo medio per ciascuno ammonterebbe a 1.900 euro, quasi 160 euro al mese. In realtà, le patenti attive sono una cosa, coloro che effettivamente posseggono un mezzo e lo usano abitualmente un’altra. Verosimile che il numero degli automobilisti effettivi sia inferiore di svariati milioni. Basti pensare a quanti anziani, pur formalmente ancora in possesso della patente, non guidino più. O a quanti giovanissimi neopatentati non dispongano ancora di un’auto, magari perché sono ancora a scuola e all’università e non hanno un reddito proprio con cui mantenersi. Dunque, il costo medio risulterebbe ben maggiore.

Benzina a 2 euro, il peso di accise e IVA

Come sappiamo, poi, per lo stato il carburante è una miniera d’oro. Le accise soltanto ai prezzi attuali gli frutterebbero 7,6 miliardi di euro in un anno per la sola benzina, 16,7 miliardi per il diesel e 0,25 miliardi per il GPL.

Ovviamente, stiamo supponendo che i consumi rimarranno invariati, cosa che molto probabilmente non sarà. Basti entrare in un bar per sentire molte persone ammettere che useranno meno l’auto, limitando i movimenti. Ad ogni modo, le sole accise farebbero incassare allo stato 24,5 miliardi. E l’IVA? Sarebbero altri quasi 4 miliardi con la benzina, circa 9,5 miliardi con il diesel e oltre 260 milioni con il GPL. Fanno altri quasi 14 miliardi.

Tirando le somme, lo stato incasserebbe 38 miliardi tra accise e IVA, pari a più di 970 euro per ciascun automobilista o più di 80 euro a testa al mese. In altre parole più della metà dell’esborso avverrà per le imposte. Peraltro, le accise sono fisse e tendono ad incidere in misura maggiore quando i prezzi dei carburante sono più bassi. Ad ogni modo, il costo della materia prima pesa per poco più di un terzo del totale. A 130 dollari al barile e al cambio euro-dollaro sotto 1,10, farebbe meno di 75 centesimi al litro. A conti fatti, su un litro di benzina a poco più di 2 euro, tra costi aziendali, di trasporto, profitti della compagnia e compenso riconosciuto alla distribuzione vanno appena 18 centesimi, il 9% del totale. L’azionista di maggioranza è senz’altro lo stato.

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