Le auto elettriche circolanti alla fine del 2016 erano 2 milioni, ancora una frazione infinitesimale del parco macchine mondiale, ma raddoppiate nell’arco di appena un anno. Il boom di vendite di auto con motore ibrido o del tutto indipendente dal carburante sta mettendo le ali ai prezzi della materia prima con cui vengono costruite le batterie necessarie a metterle in moto: il litio. (Leggi anche: Auto elettriche, Cina e India fanno tremare i petrolieri)

La sostanza alcalina rappresenta solamente lo 0,0007% della crosta terrestre.

E’ così rara, che a fronte anche di minime variazioni della domanda, i suoi prezzi tendono a mutare piuttosto repentinamente. E, infatti, tra il 2015 e oggi si è registrato un balzo del 47%. Attualmente, una tonnellata costa sui mercati 9.100 dollari. Si consideri che 10 anni fa, il prezzo era ancora fermo a 3.500 dollari e che all’inizio del Millennio risultava sui 1.500 dollari.

In Cina, dove circola il 40% delle auto elettriche di tutto il mondo, il balzo è stato ben più impressionante, con i prezzi del litio a triplicare in appena 12 mesi a 20.000 dollari per tonnellata. E’ il business del futuro, considerando che la domanda sarà destinata solamente a crescere e a ritmi anche notevoli, mentre l’offerta non si smuoverà granché. Semmai, negli ultimi anni sono stati compiuti progressi nel rendere più efficiente l’uso della materia prima.

Cile seduta su una miniera di dollari

Il business delle batterie al litio impiegate nell’industria automobilistico è stato pari a 7,8 miliardi di dollari nel 2015, ma dovrebbe arrivare a 30,6 miliardi nel 2024. A fronte di una produzione mondiale stimata in 37.000 tonnellate, a domanda invariata ai livelli attuali, le riserve (14,5 milioni di tonnellate) sarebbero sufficienti per altri 365 anni, ma gli esperti sostengono che da qui al 2040, i consumi per le sole batterie dovrebbero esplodere a 800.000 tonnellate. (Leggi anche: Niente più auto a benzina e diesel in Francia, fuga dal petrolio)

E se la Cina possiede il 22% delle riserve mondiali di litio, è seconda dopo il Cile, la cui sola Salina di Atacama detiene il 27%.

In pratica, ai prezzi attuali vale sui 36 miliardi di dollari, quasi il 15% del pil cileno, non a caso ribattezzato “l’Arabia Saudita del litio”. Ma le stime sono di gran lunga conservative, perché la crescita della domanda porterà certamente a un’ulteriore fase di boom dei prezzi. Lo stato andino potrebbe essere seduto su una miniera non d’oro, ma che alla fine per benefici ci somiglia.