Quando la settimana scorsa il governatore della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, è andata all’Europarlamento in audizione sulla politica monetaria, alcuni deputati socialisti hanno chiesto spiegazioni circa il maxi-trasferimento di denaro che in questa fase sta avvenendo a beneficio delle banche commerciali nell’Area Euro. La numero uno di Francoforte è sembrata a tratti essere stata presa alla sprovvista, anche perché le critiche hanno riguardato più che altro le fondamenta della politica monetaria. Ciò non toglie che dal dibattito che ne è scaturito siano emerse criticità abbastanza palesi.

Politica monetaria in pillole

Prima di addentrarci nelle critiche, cerchiamo di capire come funziona la politica dei tassi d’interesse. La BCE da un lato presta denaro alle banche commerciali, dall’altro lo prende in prestito dalle stesse. Nel primo caso, chiaramente impone loro il pagamento di un tasso d’interesse. Al board di inizio maggio, è stato portato al 4% sui prestiti marginali e al 3,75% sui rifinanziamenti. Quando è la BCE, invece, a prendere a prestito denaro dalle banche, è tenuta a pagarlo. In che modo lo prende a prestito? Attraverso la liquidità in eccesso che le banche depositano presso di essa. E al momento il tasso sui depositi bancari è del 3,25%.

Tutte le banche commerciali sono tenute a trasferire in capo alla BCE la liquidità in eccedenza rispetto alle attività. Questa imposizione ha doppia valenza. In primis, serve a garantire il mantenimento della liquidità all’interno del sistema creditizio. Secondariamente, mira a regolare i livelli di liquidità per mantenere la stabilità dei prezzi al consumo. Come potete capire, più la BCE alza i tassi sui depositi e più conviene alle banche accumulare liquidità da “prestare” a Francoforte. In questo modo, si riduce la liquidità sul mercato e l’inflazione tende a ridursi. Viceversa, quando i tassi d’interesse scendono.

Ricchi interessi sui depositi

Attualmente, i depositi bancari presso la BCE in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie (circa 165 miliardi) ammontano a 4.178 miliardi.

Su questo denaro l’istituto è tenuta a pagare alle banche i tassi d’interesse. Il 3,25% fissato a inizio maggio si traduce in un pagamento annuale nell’ordine dei 135 miliardi di euro. Ma la settimana prossima è assai probabile, per non dire certo, che la BCE alzerà ancora i tassi dello 0,25%. Al 3,50%, la liquidità in eccesso delle banche commerciali nell’Area Euro sarà remunerata su base annua per circa 146 miliardi. Se, poi, anche a luglio i tassi salissero al 3,75%, le banche incasserebbero, stando ai dati attuali, qualcosa come quasi 157 miliardi in un anno.

Qual è il punto? Nel 2021, la BCE chiuse il bilancio con un profitto di 192 miliardi. L’anno scorso, non c’è stato alcun profitto. Infatti, con l’aumento dei tassi i prezzi delle attività detenute sono crollate e le banche hanno avuto diritto già ai primi pagamenti sulla liquidità in eccesso. La BCE distribuisce i profitti alle banche centrali nazionali, che a loro volta le versano ai governi. In altre parole, i profitti della BCE finiscono nei bilanci statali. Ora che si prospettano perdite, c’è il rischio, in linea teorica, che avvenga il contrario, cioè che i governi debbano ripianare il rosso attingendo alla fiscalità generale. In realtà, ciò non avverrà. Almeno nel breve termine, la BCE avrà modo di attingere alle sue riserve. E quando queste si dovessero esaurire, potrebbe stamparsi da sola la moneta che le serve per mantenere il patrimonio netto in territorio positivo.

Banche favorite da BCE con tassi negativi

Tuttavia, la critica ha un fondamento. Tra il 2019 e il settembre dello scorso anno, la BCE mutò i criteri di remunerazione dei depositi bancari. In quel periodo, i tassi d’interesse erano negativi. Significa che, anziché ricevere interessi dalla BCE, sui depositi sarebbero state le banche a versarli.

Un mondo all’incontrario: io ti presto denaro e ti pago pure. Per evitare di colpire eccessivamente i bilanci delle banche, la BCE introdusse il cosiddetto “two tier system”: i tassi negativi scattarono solo al di sopra di un multiplo delle riserve minime obbligatorie. Fino a quel livello, il tasso fu fissato a zero.

A questo punto, i critici osservano che la BCE potrebbe fare lo stesso: tornare a quel sistema per minimizzare la corresponsione degli interessi alle banche. Lagarde ha dichiarato che il tema non è oggetto di discussione, perché è così che funziona la politica monetaria. Verissimo, ma allora non si capisce perché accadde il contrario con i tassi negativi. L’unica realtà incontrovertibile è che i clienti delle banche ci perdono sempre e comunque. Quando i tassi erano a zero, non ricevettero per lunghissimi anni un solo quattrino di interessi sui conti. Ora che i tassi sono ai massimi da quindici anni a questa parte, le banche continuano a non offrire loro nulla. Nel frattempo, però, hanno caricato gli aumenti su prestiti e mutui.

Si capisce l’appello della stessa Lagarde alle banche per remunerare di più i clienti. Perché la politica monetaria rischia di non funzionare, se il meccanismo di trasmissione si blocca al livello degli istituti di credito e diventa uni-direzionale. Da un lato, il risparmio resta remunerato a tassi medi vicini allo zero, dall’altro i tassi sui prestiti si sono impennati. E le banche hanno la certezza che si beccheranno centinaia di miliardi a rischio zero, semplicemente smettendo di prestare denaro a imprese e famiglie e depositando la liquidità così risparmiata presso gli sportelli di Francoforte.

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