E’ stato pubblicato il dossier di Eurostat «Regional Gdp per capita» che sorprende per i dati preoccupanti sul nostro paese. Si tratta di uno studio che mostra l’indice globale di competitività delle zone delle nazione europee. Nel dossier si nota la crescita dei paesi ex comunisti ma nello stesso tempo è chiaro come alcune regioni italiane arranchino di fronte ad altre aree europee e addirittura la Lombardia è dietro a Bratislava.

La situazione italiana

La cosa strana del dossier è che tra le 21 aree Ue per Pil pro capite quella di Milano e la Lombardia risultano molto staccate da altre città e zone europee.

L’area di Milano con 38.000 euro stacca di molto Londra, l’Ile-de-France ma anche alcune aree tedesche, Vienna, Salisburgo e addirittura Bratislava e Praga di quasi 50 punti. Quella di Bratislava, addirittura, è tra le regioni più ricche dell’Unione Europea con un PIL pro capite pari al 179% della media UE. Dati ancora più preoccupanti riguardano alcune regioni del Sud come la Sicilia, che stacca di 20 punti la regione bulgara dello Yugozapden mentre la Sardegna sembra arrancare dietro Portogallo, Cipro, Lituania e la Polonia.

Quali sono le regioni più ricche

Dal dossier è emerso che la regione più ricca d’Europa è l’Inner London West, in questo caso il Pil è il 626% rispetto alla media UE. In lizza anche Lussemburgo, Dublino, Amburgo e Bruxelles, l’Eastern & Midland irlandese, Praga e Bratislava e l’Alta Baviera. Molto strana la situazione del Sud Italia che sembra arretrare rispetto all’Est Europeo come dimostra uno studio di Confindustria secondo cui nel 1951 la Sicilia contava un ottavo del PIL italiano mentre ad oggi non arriva ad un diciannovesimo.

Situazione drammatica anche per i salari sul PIL che è al 59,9%. Nel nostro paese su 15 milioni di lavoratori dipendenti 12 milioni hanno una retribuzione lorda sotto i 30 mila euro.

Nel dossier emerge poi come l’Italia risulti indietro per la « budget transparency» dove si trova al 67esimo posto, le istituzioni in generale dove occupa la 56esima posizione, al 46esimo per la protezione della proprietà intellettuale, al 79° per l’efficienza del mercato del lavoro, al 135° per la flessibilità nella determinazione del salario. Ancora una volta, dunque, il nostro paese non esce benissimo da questi rapporti che parlano di ricchezza, salari e mercato del lavoro.

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