Colpo di scena a Torino. La Juventus è stata eliminata agli ottavi di Champions League dal non irresistibile Lione, decretando la fine della breve esperienza di Maurizio Sarri in panchina. Non è bastato il nono scudetto, vinto pochi giorni prima e al termine di una stagione non brillante sul piano del gioco e andata ancora peggio con la ripresa post-“lockdown”. Il tecnico partenopeo aveva sostanzialmente una vera missione da compiere, cioè portare il club bianconero quanto più in fondo nelle gare europee, fallita miseramente.

Da qui, la decisione di Andrea Agnelli di esonerarlo, ingaggiando al suo posto Andrea Pirlo, già centrocampista juventino e ancor prima volto storico del Milan.

Cristiano Ronaldo alla Juventus non basta

La scelta di Pirlo, per quanto fosse nell’aria fin da quando a fine luglio era stato nominato allenatore dell’under-23 di Serie C, rimane abbastanza inconsueta per un grande club come la Juve. Il tecnico non ha esperienza, avendo ottenuto da poco il patentino UEFA per allenare, per cui Torino si sta assumendo un rischio molto grosso. Dovesse fare peggio di Sarri, in croce finirebbe la stessa dirigenza, con Fabio Paratici che ha già rischiato nei giorni scorsi il licenziamento da Chief Football Officer per la scelta, a posteriori giudicata errata, di ingaggiare Sarri.

Pirlo senza esperienza, ma a buon mercato

Ma l’arrivo di Pirlo è una questione forse puramente economica, obbligata in casa Juve. Sarri è stato esonerato dopo un anno di contratto, il quale prevedeva un ingaggio di 5,5 milioni netti per due stagioni. Questo significa che avrebbe dovuto lavorare a Torino fino al 30 giugno 2021. L’addio anticipato costringerà la famiglia Agnelli a mettere mano al portafogli, pagando al suo ex tecnico lo stipendio per tutta la prossima stagione, qualcosa come 9,6 milioni di euro lordi.

Da qui, la soluzione Pirlo a “soli” 1,8 milioni netti, che fanno circa 3,2 milioni lordi.

A questi si aggiungono diversi bonus, che verrebbero erogati al raggiungimento di determinati risultati. Fatto sta che al momento risulta essere solo il settimo allenatore più pagato in Serie A, dopo Antonio Conte (11-12 milioni netti), Paulo Fonseca (3 milioni), Sinisa Mihajlovic (3 milioni), Gian Piero Gasperini (2,5 milioni), Stefano Pioli (2 milioni) e Simone Inzaghi (1,8-2 milioni).

Del resto, malgrado il balzo dei ricavi nell’ultimo decennio, la Juventus ha chiuso il bilancio 2018/2019 in profondo rosso di una quarantina di milioni di euro e dovrebbe andare in perdita sia quest’anno che il prossimo, a causa dell’impatto sui suoi conti del maxi-ingaggio di Cristiano Ronaldo, qualcosa come oltre 80 milioni all’anno tra stipendio e ammortamento del cartellino. Il titolo bianconero oggi è affossato dalle vendite a Piazza Affari, perdendo l’11,50% e scendendo a 82 centesimi, per una capitalizzazione di 1,09 miliardi. Quest’anno, perde il 35%. Il massimo storico venne toccato nell’aprile dello scorso anno a 1,54 miliardi. Da allora, ha perso quasi il 47%, complice la ricapitalizzazione da 300 milioni di euro decisa dal club nell’autunno scorso.

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