Amadeus non rinnoverà il contratto con la Rai in scadenza alla fine del prossimo agosto. Lo ha reso noto lo stesso conduttore televisivo al termine di un colloquio avuto con il direttore generale Giampaolo Rossi e che sarebbe avvenuto in un clima “cordiale”. Da settimane giravano voci circa il suo addio alla tv pubblica dopo ben venticinque anni. Un divorzio clamoroso, se si pensa che soltanto due mesi fa concludeva la quinta edizione consecutiva del Festival di Sanremo tra un trionfo di ascolti, incassi record e giudizi molto lusinghieri del pubblico e della critica.

Di lui si parlava persino come conduttore anche della prossima edizione, la 75-esima.

Contratto milionario per Amadeus

Poi, tutto è precipitato nel giro di niente. Discovery Italia, più propriamente Warner Bros. Discovery, avanza ad Amadeus quella che sembra assumere i contorni di un’offerta imperdibile. Un contratto milionario e due trasmissioni di punta per farne il nuovo volto di Nove, la rete ammiraglia del gruppo. Ma dalle parti del conduttore si sono affrettati a precisare nei giorni scorsi che non si sia trattato di soldi. Anzi, spiegano, le richieste economiche richieste da Amadeus sarebbero state persino accettate da Viale Mazzini. Il clamoroso passaggio sarebbe avvenuto per la ricerca di “nuovi stimoli”.

La certezza è che con il divorzio la Rai perde una gallina dalle uova d’oro. I ricavi portati dalle sue trasmissioni in Rai – Affari Tuoi/I Soliti Ignoti e il Festival – arriverebbero a 100 milioni all’anno. E pensate che l’ultima kermesse canora ha fatto introitare oltre 60 milioni di raccolta pubblicitaria, a fronte di costi per appena una ventina di milioni, esitando un guadagno netto nell’ordine dei 40 milioni. Ossigeno puro per un’azienda che riesce a stento a chiudere il bilancio in pareggio o giù di lì. Quanto al suo cachet, avrebbe percepito 350 mila euro con il Festival, cifra che arriverebbe a 1,5 milioni con le altre trasmissioni.

Le cause della rottura con la Rai

Non sono tanti soldi per un conduttore di punta. E il limite della Rai consiste nel non poter inseguire le offerte delle reti commerciali, che sono generalmente ben più generose. La rottura sarebbe avvenuta, tuttavia, perlopiù su altri punti. In primis, Amadeus avrebbe preteso di vendere alla Rai contenuti tramite una società di sua proprietà. Esattamente come avveniva con Fazio Fazio fino all’abbandono di un anno fa. Il cambio di regolamento nel frattempo impedisce un simile accordo. Un conduttore non può essere contemporaneamente produttore di un suo programma. Un limite che si giustifica con il fatto che la Rai è una tv pubblica.

Ci sarebbe stata anche la richiesta di non avere più a che fare per i suoi programmi con Lucio Presta, suo agente fino a poco tempo fa e marito della conduttrice Paola Perego. Le cause della rottura tra i due restano ignote. Infine, l’aspetto economico, per quanto sminuito dal suo entourage. E’ vero che non sarà andato via solo per soldi, ma di certo è che la Rai non avrebbe potuto pareggiare l’offerta di Discovery di cui si vocifera: 10-15 milioni per 3-5 anni. Per fare cosa? Si parla di due trasmissioni. Una sarebbe sulla falsariga de “I Soliti Ignoti”, anzi potrebbe essere proprio lo stesso programma, i cui diritti sono in scadenza.

Due trasmissioni di punta sul Nove

E Amadeus avrebbe modo di non staccare del tutto con l’ambiente musicale. Non condurrebbe Sanremo, ma per lui sarebbe pronto un programma in stile X-Factor su cui Discovery avrebbe investito una quarantina di milioni. E così, dopo Maurizio Crozza e Fabio Fazio, il terzo polo televisivo si arricchisce di un volto popolare e all’apice della sua carriera.

Il gruppo è a capo di diciassette canali, di cui dodici in chiaro e cinque a pagamento. Il Nove è la rete di punta con programmi come “Fratelli di Crozza” e “Che Tempo Che Fa”. In tutto, fanno uno share del 7,5%, che sale al 9% tra il pubblico che rientra nel target commerciale dei 15-64 anni.

Attenzione, il passaggio di Amadeus in Nove non è ancora ufficiale. Questione di forma, dato che prima occorreva annunciare il mancato rinnovo del contratto in Rai. Ma l’accordo sarebbe pronto da giorni, mancherebbe solo la firma. Del resto, nessuno può immaginare che un conduttore di tale portata lasci la prima rete del telecomando senza essere certo di possedere un paracadute. In questo modo, renderà il nono canale più competitivo con quello che ancora viene, a torto, definito il duopolio Rai-Mediaset.

Terzo polo televisivo grazie al digitale terrestre

Un colpaccio per Discovery, che oscura anche La7 di Urbano Cairo. Sarebbe dovuta diventare la rete terza dopo i due poli, mentre è finita scavalcata da un gruppo straniero con capitali da investire per ingaggiare volti noti. Un ampliamento dell’offerta televisiva resa possibile dal passaggio al digitale terrestre nel 2012. Il numero dei canali a disposizione dell’utenza si è ampliato a dismisura negli ultimi anni, consentendo anche a piccoli gruppi editoriali di ritagliarsi una propria nicchia di mercato.

La tv generalista ha perso smalto, anche se rimane in testa nello share. Sulle reti Rai e Mediaset ancora oggi si sintonizzano i tre quarti del pubblico, anche se buona parte del merito va alle piccole reti all’infuori dei rispettivi tre canali storici. Il banco di prova per Rai Uno sarà resistere all’assalto di Discovery Italia con Amadeus. Specie se perdesse una trasmissione popolare come “I Soliti Ignoti”, ci sarebbe il rischio che molti aficiodanos la seguano sul Nove, ritrovando il popolare conduttore.

Amadeus sul Nove banco di prova per Rai-Mediaset

Cologno Monzese dal canto suo deve evitare che il terzo polo televisivo gli sottragga linfa vitale con trasmissioni innovative e un mix di volti giovani e già popolari.

Se già qualche terremoto c’è stato all’inizio dell’attuale stagione (vedi il caso Barbara d’Urso), restano possibili nuovi colpi di scena per questa estate. La concorrenza si fa più dura e meno prevedibile. Oltre alla Rai, esistono piccoli gruppi privati che tentano l’assalto allo share di Mediaset. Piersilvio Berlusconi sa certamente che Amadeus sul Nove segna un nuovo inizio nel panorama televisivo e potenzialmente temibile per le proprie reti, andando a scontrarsi direttamente con quella tv nazionalpopolare di cui il Biscione è stato interprete indiscusso negli ultimi quaranta anni.

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