La comunità Glassdoor ha redatto la classifica degli amministratori delegati delle grandi aziende che risultano più amati dagli impiegati. Come tutte le graduatorie che si rispettino, ci sono “buoni e cattivi”. Da una parte i capi illuminati, dall’altra quelli un po’ meno, che hanno meritato negli ultimi tempi numerose opinioni negative. E se è vero che lo stato di salute di un’impresa si misura in base alla felicità dei suoi lavoratori, alcuni tra i più importanti brand nel mondo possono stare tranquilli ancora per un po’ di anni.

Gli amministratori delegati illuminati

Da Facebook a Tesla, da Google ad Amazon, passando per Microsoft e Apple. Gli amministratori delegati di quelle che sono alcune delle più grandi aziende nel mondo hanno superato l’esame a pieni voti, ricevendo feedback estremamenti positivi dai propri dipendenti. L’entusiasmo che si respira a Mountain View è il medesimo che si registra in quel di Cupertino. Lo stesso discorso vale se ci si sposta da Redmond a Seattle. Il sole sembra poter non tramontare mai per i brand citati qui sopra.

Il merito è da attribuire al comportamento illuminato di ad come Satya Natella (95%), amministratore delegato di Microsoft, così come di Elon Musk, padre di Tesla (86%) e Space X (98%). Registrano valori superiori al 90 per cento anche ad di fama mondiali come Mark Zuckerberg (98%) e Tim Cook (93%). Sarà forse meno conosciuto degli altri, ma Sundar Pichai (96%) è a capo di un impero economico di gigantesche proporzioni, il celeberrimo motore di ricerca Google. Raggiunge la stessa percentuale di Musk invece Jeff Bezos (86%), ad di Amazon, finito nel mirino della critica in Italia di recente causa lo sciopero indetto dai dipendenti della compagnia di e-commerce in occasione del Black Friday.

…e quelli meno

A finire dietro la lavagna sono in tanti. Tra gli amministratori delegati meno amati dai propri dipendenti ritroviamo Richard Branson (59%), ad di Virginia Group, accusato insieme alla dirigenza di incompetenza e follia, nell’accezione più negativa che si possa pensare.

Non va meglio per Doug McMillon (68%), ad di Walmart, che rimane sotto il 70 per cento delle preferenze. Peggio di tutti fa Meg Whitman, amministratrice di HP, ritenuta colpevole da alcuni impiegati dell’azienda di essere “scollegata” con quanto accade all’interno.

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