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Oggi: 09 Dic, 2025

Ecco le pensioni che aumentano di più nel 2026

Il meccanismo, le fasce e il metodo della indicizzazione, ecco le pensioni che aumentano di più nel 2026 e perché.
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aumento pensioni
Foto © Pixabay

Aumento dei trattamenti previdenziali in arrivo nel 2026. Ogni gennaio le pensioni vengono rivalutate al tasso di inflazione, e il gennaio 2026 non farà eccezione. Si tratta di un aumento già ufficializzato e che i pensionati troveranno direttamente nel primo rateo del nuovo anno. Ma tra rivalutazione, percentuali, tagli e tassazione, quali sono le pensioni che aumentano di più nel 2026?

Ecco le pensioni che aumentano di più nel 2026

L’aumento varia in base alla pensione percepita, alla fascia reddituale e all’incidenza della tassazione. Sono queste le variabili che determinano l’effettivo incremento dell’assegno nel 2026 per ogni pensionato. Nulla di complesso da comprendere, ma la domanda rimane sempre la stessa, soprattutto alla luce delle polemiche sull’indicizzazione: quali pensioni aumentano maggiormente nel 2026?

È utile ricordare che, come importo, più la pensione è alta, maggiore sarà l’aumento in valore assoluto.

Tuttavia, più elevato è l’assegno, minore è la percentuale di indicizzazione applicata alla parte eccedente determinate soglie. Il meccanismo della rivalutazione — spesso contestato e accusato di presunta incostituzionalità — funziona così:

  • 100% dell’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS;
  • 90% per la parte compresa tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% per la parte eccedente 5 volte il trattamento minimo.

Ecco i calcoli sulle pensioni e quali aumentano di più nel 2026

La tabella citata rappresenta il meccanismo di rivalutazione adottato nel 2025 e confermato anche per il 2026. Dopo le contestazioni sulla presunta incostituzionalità del precedente sistema — contestazioni respinte dalla Consulta, che ne ha confermato la legittimità — oggi la rivalutazione avviene secondo queste regole: aumenti pieni fino a 4 volte il minimo e tagli per la parte eccedente.

Va però considerato anche l’impatto delle tasse. Gli aumenti sono pieni solo per chi rientra nella no tax area di 8.500 euro l’anno. Per tutti gli altri va considerata l’erosione dovuta all’IRPEF e alle relative addizionali.

Il tasso di inflazione utilizzato per il calcolo è pari all’1,4%. Ciò significa che, secondo le elaborazioni della CGIL — molto critica sull’entità degli aumenti — gli incrementi saranno modesti.

Per le pensioni minime, i calcoli devono considerare anche l’aumento extra di 20 euro previsto dal governo. L’attuale trattamento minimo è pari a 603,40 euro al mese. Con l’aumento straordinario del 2,2% era stato portato a 616,70 euro.

Nel 2026, con la sola rivalutazione, si arriva a 611,85 euro. A questa cifra devono essere aggiunti i 20 euro extra, raggiungendo così 631,85 euro mensili.

Più alta è la pensione, maggiori sono i tagli perequativi

Per le pensioni sopra questa soglia:

  • chi prende oggi 1.000 euro, passerà a 1.014 euro;
  • chi prende 2.000 euro, arriverà a 2.028 euro.

Le perdite da perequazione iniziano sopra 4 volte il minimo (circa 2.450 euro).
Esempio: una pensione di 3.000 euro al mese, con rivalutazione piena, dovrebbe arrivare a 3.042 euro. Con il taglio (indicizzazione al 90% della parte eccedente), salirà invece a 3.041,30 euro.

Naturalmente, più alta è la pensione, maggiore sarà la perdita.

Un trattamento da 6.000 euro, ad esempio, dovrebbe salire a 6.084 euro con indicizzazione piena. Tuttavia, applicando il meccanismo attuale:

  • i primi 2.500 euro sono rivalutati all’1,4%;
  • i successivi 560 euro al 90% dell’1,4%, quindi all’1,26%;
  • i restanti 2.940 euro al 75% dell’1,4%, quindi all’1,05%.

Risultato: la pensione sale non a 6.084 euro ma a 6.072 euro.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.