Non ci sono solo notizie sui frequenti blackout e quelle sui rapporti con il Venezuela di Nicolas Maduro ad arrivare dall’isola di Cuba. In queste ore, è stata resa nota la condanna alla pena dell’ergastolo niente di meno che dell’ex ministro dell’Economia, Alejandro Gil. L’uomo è stato ritenuto colpevole di diversi capi d’accusa: corruzione, sottrazione e degradazione di documenti ufficiali, violazione delle norme sui documenti riservati, falsificazione di documenti pubblici, corruzione continuata, traffico di influenze e frode fiscale. Il 61-enne fu arrestato l’anno scorso dopo che per sei anni aveva servito il governo, diventandone uno degli esponenti più potenti.
A lui si devono le poche riforme che Cuba ha sperimentato in questi anni.
Gil capro espiatorio
E a volercela dire tutta, Gil in carcere ci è finito proprio per avere fallito nella missione che gli era stata affidata: rianimare l’economia caraibica. Vicino al presidente Miguel Diaz-Canel, agli inizi del 2021 varò l’unificazione del sistema monetario. L’intento era di rendere più facile la vita a circa 11 milioni di abitanti e di rilanciare la crescita. Finì con l’esplosione dell’inflazione e una carenza sempre più diffusa di beni, tant’è che da allora sono fuggiti dall’isola circa 1,5 milioni di persone in cerca di una vita migliore.
Dalla maxi-svalutazione alle proteste
Il fallimento delle riforme a Cuba non è stata colpa di Gil, bensì della mancata volontà del regime castrista di mettere in discussione i propri dogmi. L’unificazione monetaria comportò una necessaria svalutazione del cambio del 96% contro il dollaro. Avrebbe dovuto sostenere le esportazioni e disincentivare le importazioni. Peccato che ai cubani non fu consentito al contempo di fare quei lavori necessari per rimpiazzare le importazioni con le produzioni nazionali. Anzi, la liberalizzazione c’è stata, ma solo sulla carta.
Le riforme fallite a Cuba sono state un immenso disastro. Nel luglio del 2021 si videro proteste di piazza diffuse per la prima volta da quando il regime comunista nacque con la Revolucion del 1959. La gente aveva e ha fame. La situazione è solo peggiorata. Il turismo, praticamente unica fonte per l’ingresso di valuta estera, sta collassando per via dei carenti servizi offerti. Gli alberghi stessi ora sono vittime dei blackout e della carenza di generi anche di prima necessità.
Riforme mancate a Cuba, scenario venezuelano
Parte dei problemi si sono aggravati con la crisi del Venezuela, che prima mandava qui petrolio gratis per la comunanza ideologica tra Maduro e castristi. L’Avana ha smentito di avere avuto contatti con il governo americano per trattare l’esilio del dittatore di Caracas. Ma è una delle ipotesi in campo da settimane per risolvere la questione venezuelana. L’esito delle mancate riforme a Cuba può portare ad una degenerazione della crisi come nello stato andino di questi anni. Ecco perché il regime aumenta la repressione anche ai danni dei propri stessi esponenti, che trasforma in capri espiatori per placare la rabbia popolare.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
