Il Botswana è tra le economie più sviluppate dell’Africa, con un reddito pro-capite che supera gli 8.000 dollari. La sua popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti vanta standard di vita relativamente buoni nel continente. Eppure, le cose si stanno mettendo male da qualche tempo e a causa della crisi dei diamanti. Il Pil l’anno scorso si è contratto del 3,2% e S&P prevede che resterà in recessione anche nel 2025. Per questo il presidente Duma Boko ha rotto gli indugi, annunciando una clamorosa offerta per acquistare l’85% del colosso De Beers, controllata dalla britannica Anglo American Plc.
Concorrenza da pietre sintetiche
Il capo dello stato starebbe vagliando il ricorso al fondo sovrano dell’Oman, indispensabile perché l’operazione possa andare in porto.
La compagnia di mining è già posseduta per un 15% dal Botswana ed è stata di recente valutata appena 4,9 miliardi di dollari. Nei mesi scorsi, la controllante aveva cercato di separare le attività per rivendere a terzi il business. Non ci è riuscita, proprio perché la crisi del mercato dei diamanti tiene alla larga eventuali pretendenti.
Il prezzo medio delle pietre preziose è crollato in termini nominali di circa il 26% negli ultimi cinque anni. Rispetto al picco del 2022, di ben il 44%. La diffusione delle pietre sintetiche, cioè create in laboratorio, sta mandando a picco le quotazioni dei carati. Pur costando anche la metà, sono indistinguibili all’occhio umano. Il danno per l’industria mineraria è immenso. Per il Botswana non è da meno, visto che le esportazioni dei diamanti incidono per l’80% del totale e un terzo delle entrate fiscali.
Rischi per Botswana
La situazione è diventata così pesante che il Paese è rimasto a corto di medicinali.
Non ci sono sufficienti dollari per le importazioni dall’estero. Evidentemente, Boko pensa che impossessandosi di De Beers possa superare la crisi dei diamanti e della stessa economia domestica. Tutto da vedere. Intanto, la società viene valutata quanto circa un quarto del Pil. Un investimento che sa di azzardo. Soprattutto, perché mai uno stato riuscirebbe ad arginare la crisi del mercato globale meglio di una compagnia privata?
C’è un altro rischio insito nell’operazione finanziaria. Anziché imboccare la strada della diversificazione economica, il Botswana concentrerebbe eccessive risorse nel settore minerario. Dalla crisi dei diamanti si può scatenare un collasso anche fiscale, qualora l’investimento nei prossimi anni si rivelasse poco fruttuoso. Di certo c’è il clamore per una società che fino ai primi anni Duemila deteneva il quasi monopolio del mercato globale e che oggi non trova un acquirente per sfuggire al tracollo dei prezzi.
Crisi dei diamanti tra Cina e Occidente
La crisi dei diamanti rimarca quella più generale del lusso in questa fase. La Cina rallenta e rimane il mercato più promettente per la crescita delle vendite, date dimensioni di economia e popolazione. L’Occidente non vive una fase propriamente positiva per la sua economia e probabilmente le tensioni sociali contribuiscono a ridurre gli acquisti di marchi come sfoggio della propria ricchezza.
Fatto sta che nessuno avrebbe immaginato che il piccolo Botswana avrebbe scalato il gigante dei preziosi. Vedremo se con successo o meno.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


