Sarebbe dovuta essere l’edizione del rilancio, a 25 anni dalla storica prima che rivoluzionò la tv italiana. Invece, il GF (Grande Fratello) è precipitato in una crisi di ascolti apparentemente inarrestabile. Dopo una prima puntata promettente con share sopra il 20%, il tonfo. Fino al minimo storico del 13,1% della settimana scorsa. Lunedì 3, una leggera risalita al 14,7% con 1 milione e 900 mila telespettatori. Numeri così magri, che avrebbero spinto Mediaset a cancellare il secondo appuntamento settimanale in programma per giovedì.
Crisi ascolti GF
La crisi di ascolti del GF non è solo un tema strettamente televisivo. Essa ha connotazioni del tutto economiche e la tratteremo in quanto tale.
Il “reality show” è un prodotto che comporta costi e genera ricavi. La sua messa in onda avverrà fintantoché i secondi non eguaglieranno i primi. Così funziona qualsiasi tipo di azienda. La tv non fa eccezione. Un prodotto televisivo viene spremuto come un limone fino a quando non c’è succo, dopodiché lo si butta e si passa ad altro.
Vi siete mai chiesti perché Cologno Monzese si sia ostinata in tutti questi anni a propinare un programma detestato dai più e con ascolti calanti edizione dopo edizione? In fin dei conti, costa poco produrlo e tiene occupati i palinsesti di Canale 5 per buona parte dell’anno. Negli ultimi tempi, però, l’aria è cambiata. In primis, perché gli ascolti del GF sono andati in crisi al punto da minacciarne la sostenibilità economica. E c’è un discorso di reputazione da considerare. Associato al “trash”, indispone i pubblicitari. Tant’è che Pier Silvio Berlusconi è intervenuto a più riprese per ottenere maggiore rispetto del pubblico in prima serata.
Ascolti giù legge economica
La crisi degli ascolti del GF, tuttavia, non ha a che vedere con il suo essere trash. Lo è sempre stato, almeno stando a certi canoni. Agli inizi, però, ebbe una portata rivoluzionaria. I telespettatori poterono seguire le vite quotidiane e le interazioni di perfetti sconosciuti e persone ordinarie come loro. Un po’ come andare allo zoo e guardare non gli animali, bensì altri essere umani chiusi nei recinti.
Ma c’è una legge dell’economia che vale anche per i prodotti televisivi: la produzione di un bene comporta ricavi inizialmente crescenti con l’unità aggiuntiva di un singolo fattore produttivo. Ad un certo punto, il ricavo decresce. L’impresa ha convenienza a produrre fino a quando il costo di un’unità aggiuntiva non eguaglierà il ricavo aggiuntivo. E’ la legge della produttività marginale decrescente, essenziale ai fini della determinazione dei salari sul mercato del lavoro.
Non c’entrano cast e conduzione
La crisi del GF non sfugge a questa legge dell’economia. Il prodotto televisivo ha generato ricavi inizialmente crescenti e dopodiché questi hanno iniziato a declinare con il passare delle edizioni. Siamo arrivati, probabilmente, al punto in cui il gioco non vale più la candela. I costi, per quanto bassi, sono coperti a fatica.
Inoltre, esiste un costo-opportunità da considerare: Canale 5 è la rete ammiraglia di Mediaset e non può permettersi ascolti troppo bassi in prima serata. Avrebbe la possibilità di mandare in onda programmi alternativi e ottenendo risultati migliori.
Per risollevare le sorti della produttività un’impresa può accrescere l’impiego degli altri fattori, come il capitale. Nello specifico, si è cercato di rimediare alla crisi del GF con cast sempre più caratterizzati e scelte autorali discutibili. Né tutto questo, né la conduzione c’entrano con la crisi di ascolti del GF, figlia dei tempi. Il programma ha perso del tutto la sua originalità iniziale. Se vuoi vedere persone comuni o persino famose litigare, ormai vai sui social. Dopo le primissime edizioni i concorrenti sembrano personaggi costruiti ad arte. Sanno già come muoversi e costruire dinamiche sotto l’occhio vigile della telecamera. Hanno perso la spontaneità che rese caratteristici concorrenti come Cristina Plevani, Pietro Taricone, Rocco Casalino. I quali non a caso divennero personaggi di fama assoluta proprio per questo nel 2000.
Crisi GF, Mediaset dubbiosa
C’è un dubbio che serpeggia tra i dirigenti Mediaset: se il GF non andasse più in onda sui canali del Biscione, esiste il rischio che finisca in una qualche rete avversaria? Scartando la RAI, ci sono ormai diversi gruppi privati che potrebbero adocchiare il reality per cercare di appropriarsi di una porzione di pubblico finora in mano a Pier Silvio. Operazione rischiosa per quest’ultimo, sebbene il flop di Amadeus sul Nove abbia confermato che i telespettatori siano meno mobili di quanto pensiamo. E’ più una questione di target.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

