Due misure in meno per andare in pensione nel 2026 ma nessun aumento dei requisiti per gli strumenti previdenziali che restano. Il risultato della legge di Bilancio 2026 è questo a livello pensionistico. Ma chi riuscirà a lasciare il lavoro nel 2026? Una cosa che diventa importante anche per un altro motivo. Nel 2027 sono stati previsti gli aumenti dei requisiti in collegamento con le aspettative di vita degli italiani. E pertanto diventa fondamentale capire chi va in pensione nel 2026 in modo tale da non ricadere negli aumenti dei requisiti dell’anno successivo.
Chi va in pensione nel 2026? requisiti e regole dopo la legge di Bilancio
Sapere chi va in pensione nel 2026 e con quali requisiti adesso, dopo la legge di Bilancio 2026 è più semplice.
Perché non sono state introdotte novità in materia di pensionamenti. In pensione
nel 2026 ci vanno naturalmente coloro che l’anno venturo compiono 67 anni di età. Parliamo dei nati nel 1959 che saranno gli ultimi contribuenti a poter andare in pensione con esattamente 67 anni di età. Infatti per gli altri dal 2027 scatterà il mese in più previsto dalla legge di Bilancio per poi andare a regime nel 2028 con gli altri due mesi in più previsti dall’aumento dei requisiti per l’aspettativa di vita. Quindi la pensione di vecchiaia nel 2026 sarà ancora appannaggio di chi con almeno 20 anni di contributi versati compie 67 anni di età.
Pensione anticipata senza limiti di età, nel 2026 chi va in pensione con i requisiti di oggi?
Per lo stesso motivo sempre nel 2026 andranno in pensione soggetti che si trovano a completare almeno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini o 41 anni e 10 mesi di contributi se donne.
In questo caso la misura è la pensione anticipata ordinaria. Misura che alla pari della pensione di vecchiaia subirà l’aumento di tre mesi tra il 2027 e il 2028. La pensione anticipata ordinaria non ha limiti di età e pertanto potrà essere la soluzione ideale per andare in pensione per tanti contribuenti. Va detto però che la decorrenza del trattamento non funziona come per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Quest’ultima infatti scatta a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti. Per le pensioni anticipate ordinarie c’è il sistema a finestra. la decorrenza è posticipata infatti. Per incassare il primo rateo di pensione è necessario aspettare 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti.
Ape sociale confermata nel 2026, ecco come
Addetti ai lavori gravosi, invalidi, caregiver e disoccupati potranno andare ancora in pensione nel 2026 con l’Ape sociale, misura confermata dal governo nella legge di Bilancio. Una misura che pertanto ha avuto un destino differente rispetto ad opzione donna e a quota 103.
Che sono le due misure che il governo ha deciso di chiudere. Quindi nel 2026 con 63 anni e 5 mesi di età e con almeno 30 anni di contributi versati chi assiste da sei mesi almeno un familiare disabile sotto legge 104, l’invalido civile al 74% almeno e il disoccupato che ha preso tutta la Naspi c’è chi potrebbe ancora andare in pensione con l’Ape sociale.
Servirà invece arrivare a 36 anni di contributi per gli addetti ai lavori gravosi. Purché abbiano svolto tali attività da almeno sette degli ultimi dieci anni o da almeno sei degli ultimi sette anni.
Ecco chi va in pensione nel 2026 come precoce
Per le stesse categorie citate prima per l’Ape sociale, e con gli stessi sotto requisiti, senza limiti anagrafici nel 2026 ci sarà la possibilità di uscire con 41 anni di contributi versati.
In questo caso la misura si chiama quota 41 precoci. Serve lo status di precoce, ecco perché chi va in pensione anche nel 2026 con questa misura deve vantare almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età. La misura è aperta ghiera agli addetti ai lavori usuranti. Cioè coloro che anche nel 2026 potranno uscire con 61 anni e 7 mesi di età e con 35 anni di contributi completando però la quota 97,6. Infine per chi non ha contributi versati prima del 1996, nel 2026 si aprono le porte a due diverse misure contributive.
Una anticipata ed una di vecchiaia. La pensione di vecchiaia si completa con 71 anni di età e con almeno 5 anni di contributi versati. E non prevede soglie di importo minimo della prestazione o differenze tra uomini e donne. Invece per le pensioni anticipate contributive le differenze ci sono. Prima di tutto la misura è aperta a chi matura almeno 20 anni di versamenti e almeno 64 anni. Ma c’è da rispettare il vincolo della pensione minima da centrare.
Un vincolo che determina anche la differenza di trattamento tra donne e uomini. Infatti per centrare la pensione bisogna arrivare ad un trattamento non inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Per le donne questo limite è più basso, ma a condizione che siano donne che hanno avuto dei figli. Con due figli o più, basta una pensione pari a 2,6 volte l’assegno sociale. Con un solo figlio invece serve una pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale. Se i contributi versati sono almeno 25 anni, chi ha dei versamenti nei fondi pensione integrativi può usare anche la rendita per maturare il giusto importo della pensione.