A Barcellona odiano i turisti dopo averli accolti per decenni per svilupparsi

Stop alle case vacanza a Barcellona, dove il sindaco di sinistra vuole imporre un freno al turismo per contrastare il caro affitti.
6 mesi fa
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Stop alle case vacanza a Barcellona
Stop alle case vacanza a Barcellona © Licenza Creative Commons

Il boom del turismo ebbe origine a Barcellona nel 1992, in coincidenza con le Olimpiadi che ne lanciarono l’immagine in tutto il mondo. Da quel momento in avanti, la capitale catalana è diventata il simbolo del successo nello sfruttamento delle proprie bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche per attirare persone, perlopiù giovani, dal resto del mondo. Ma l’aria è cambiata da un po’ di tempo a questa parte, al punto che il sindaco Jaume Collboni ha fatto votare in consiglio comunale una decisione drastica: niente più licenze alle case vacanza dal novembre 2028.

Stop a case vacanze contro overtourism

Barcellona è una città di 1,6 milioni di abitanti e lo scorso anno ha accolto più di 12 milioni di turisti, in calo del 6,9% rispetto al 2019. E’ uno dei casi di cosiddetto “overtourism”, cioè di eccesso di turismo. Ne sa qualcosa Venezia, che ha introdotto ticket d’ingresso e tornelli per regolare i flussi, specie nei periodi di punta. Sta di fatto che nel 2023 la spesa dei turisti a Barcellona è stata di 9,6 miliardi, quasi il 15% in più dell’anno pre-Covid.

Ma per giorno 6 luglio diverse associazioni locali hanno indetto una manifestazione di protesta al grido di “Basta, mettiamo un freno al turismo”. La ragione? Oltre alla scarsa vivibilità per i residenti di una città in balia di milioni di turisti “mordi e fuggi”, c’è che in dieci anni il prezzo delle case è aumentato del 38% e quello degli affitti del 68%. Come in molte realtà simili, tra cui Lisbona, il modello Airbnb ha prima dato i suoi frutti, contribuendo allo sviluppo anche immobiliare urbano, successivamente ha presentato il conto agli abitanti. Questi sono costretti a spostarsi sempre più in periferia per potersi permettere una casa.

Licenze non rinnovate da novembre 2028

Cosa succederà di preciso? Dal novembre del 2028 il Comune di Barcellona non rinnoverà più le licenze alle 10.101 case vacanza autorizzate.

Già dal 2014 non rilascia nuove licenze, ma non è detto che gli alberghi ne possano approfittare più di tanto. La costruzione di nuove strutture è impedita sin dal 2015 a causa dell’opposizione dell’estrema sinistra in seno all’amministrazione cittadina. Collboni segnala, tuttavia, di voler parzialmente allentare tale restrizione.

Barcellona non più metà low-cost?

D’altra parte, l’associazione di rappresentanza dei proprietari di case vacanza APARTUR avverte che c’è il rischio che proliferi il mercato nero degli affitti brevi. Dal 2016 sono stati chiusi 9.700 appartamenti illegali per turisti e l’amministrazione ha confermato che proseguirà sulla strada della lotta all’abusivismo. Tirando le somme, però, l’iniziativa rischia di rendere Barcellona una città per pochi. I prezzi dei pernottamenti saranno destinati a impennarsi quando gli alberghi non avranno più concorrenza. E se anche fosse consentita la costruzione di nuovi, l’offerta complessiva non potrebbe mai eguagliare i livelli attuali.

Ed è forse ciò a cui punta Barcellona, a dispetto della sua nomea di città aperta e progressista: trasformarsi in una meta selettiva. Basta giovani in cerca di divertimento spicciolo e low-cost, che magari passeggiano alticci per le Ramblas. I catalani vogliono cambiare pelle e passare da un turismo di massa a uno più elitario. Visitare Parco Güell, la Boqueria e la Sagrada Familia non sarà più per tutte le tasche. Ma la stretta alle case vacanza non è prerogativa di Barcellona. In giro per l’Europa si registra da anni una legislazione restrittiva. L’Italia ha di recente introdotto limitazioni ai pernottamenti e istituito un codice nazionale per contrastare l’offerta in nero.

Diritti di proprietà indifesi

Le polemiche non mancano, in effetti, neanche nel nostro Paese. Nelle città d’arte come Firenze gli affitti sono diventati così cari da rendere impossibile agli abitanti vivere nelle aree del centro. Gli affitti brevi a Milano sono considerati concausa del boom dei canoni di locazione per studenti, lavoratori e residenti.

Il problema è che la politica si mostra abile nel trovare facili capri espiatori. Se è vero che le case vacanza riducono l’offerta di immobili per il mercato delle locazioni a lungo termine, d’altra parte sostiene la crescita delle economie locali. E se un numero crescente di proprietari di case preferisce rivolgersi ai turisti, è perché i loro diritti non sono tutelati da una legislazione troppo buonista con gli inquilini morosi.

Case vacanze facile obiettivo della politica

La Spagna ha preso di mira i proprietari di case anche sul piano nazionale. Il governo socialista di Pedro Sanchez ha fissato limitazioni agli aumenti dei canoni, al contempo stangando le case sfitte. Un attacco massiccio al diritto di proprietà con l’obiettivo di fare politica sociale sulle spalle di chi ha una o più seconde case. La propaganda contro le case vacanza è sostenuta dagli interessi corporativi degli albergatori, che immaginano di poter fatturare di più eliminando la scomoda concorrenza a basso costo. Non sanno, forse, che milioni di turisti neanche metteranno piede nelle città in cui non sarà più possibile contrarre un affitto breve. I flussi rischiano di dirigersi altrove.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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