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Oggi: 05 Dic, 2025

Un’unica borsa europea per completare il mercato dei capitali, Merz lancia la sfida a Wall Street

Il cancelliere Friedrich Merz lancia l'idea di creare un'unica borsa europea per reagire allo strapotere di Wall Street.
2 mesi fa
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Borsa unica europea
Borsa unica europea © Licenza Creative Commons

Cresce la presa di coscienza nel Vecchio Continente dei ritardi strutturali in tutti i settori chiave dell’economia e sul piano geopolitico. E i leader stanno venendo allo scoperto, sconfessando le loro stesse posizioni passate. Ieri, intervenendo al Bundestag per riferire alla vigilia del Consiglio europeo, il cancelliere Friedrich Merz ha lanciato la proposta di creare un’unica borsa europea. Sarebbe un modo, ha spiegato, per completare il mercato dei capitali nell’Unione Europea.

Borsa europea per contenere fuga dei capitali

In questo modo, ha aggiunto, impediremmo che società come Biontech spostino la quotazione a New York. Quella di Merz è una vera e propria sfida allo strapotere di Wall Street.

La borsa americana capitalizza attualmente oltre 63.000 miliardi di dollari, circa la metà dell’intero mercato azionario mondiale. Mettendo insieme tutte le prime cinque borse nell’UE (Francia, Germania, Olanda, Spagna e Italia) si arriva a stento a 10.000 miliardi.

Nanismo finanziario male europeo

Un’unica borsa europea sarebbe la reazione al nanismo delle borse nazionali, incapaci di attirare capitali e spesso anche solo di frenare la fuga delle società negli Stati Uniti. La frammentazione non aiuta. Quotarsi in una delle borse europee significa avere come riferimento un mercato dei capitali dalle dimensioni ristrette. E questo comporta a sua volta costi maggiori per le società in fase di ri-finanziamento. Basti pensare che gran parte degli investimenti negli ultimi anni proviene ormai dagli indici creati dai provider internazionali, i quali tendono a favorire le grandi borse, apportandovi ulteriore liquidità.

Per noi europei, un cane che si morde la coda. Poiché siamo piccoli, almeno singolarmente presi, gli indici ci snobbano e la liquidità scarseggia.

E questo accentua il nostro nanismo finanziario, mettendo in fuga i capitali. A titolo di esempio, nei primi otto mesi di quest’anno nel Nord America ci sono state 153 IPO per un totale di 17,7 miliardi di dollari di capitali raccolti. In Europa le IPO sono state 57 per 5,5 miliardi complessivi. Numeri deludenti, nonostante la sola Unione Europea conti più abitanti di Stati Uniti e Canada messi insieme, come ha rimarcato nel suo discorso di ieri Merz.

Difficile superare gelosie e regolamentazioni nazionali

Tendere a una borsa europea unica è più facile a dirsi che a farsi. Già la sola scelta della sede metterebbe tutti contro tutti. Parigi reclamerebbe il diritto di ospitarla, essendo la borsa nazionale più grande nell’UE. Già vi ha sede l’Autorità europea per gli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA). Francoforte non rinuncerebbe alla sua natura di capitale finanziaria dell’area, trovandosi qui proprio la Banca Centrale Europea. Milano non vorrebbe essere tagliata fuori, anche confidando del forte appeal che la città gode tra gli investitori esteri, molti in fuga da Londra. E neanche l’Olanda farebbe un passo indietro, dato che qui hanno sede molte società europee allettate dalla regolamentazione finanziaria snella e pro-business.

Al di là delle gelosie, si porrebbe anche una questione di regole.

Ciascuno stato comunitario ha le proprie, non perfettamente conformi alle altre. Basti pensare alla Tobin Tax, in vigore in Italia e Francia e non in Germania. Un’armonizzazione difficile, anche perché risentirebbe di differenze di approccio alla finanza. La Germania con Merz sta ponendo proprio in questi giorni il tema dell’iper-regolamentazione bancaria. Vorrebbe che Francoforte alleggerisse il carico di regole per agevolare la vita alle banche e, di riflesso, all’economia europea.

Borsa europea degna rivale di Wall Street

Già discuterne, tuttavia, è un passo in avanti. Una borsa europea sarebbe almeno il segnale che a Bruxelles si è preso atto della propria inconsistenza come attore globale. Wall Street avrebbe finalmente una rivale all’altezza, mentre sinora ha potuto spadroneggiare senza difficoltà. E dopo la Brexit il suo appeal è persino accresciuto grazie al sempre efficace “divide et impera”.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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