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Oggi: 05 Dic, 2025

Perché il boom economico in Spagna è solo sulla carta e i cittadini sono sempre più scontenti

La Spagna sembrerebbe vivere un boom economico invidiabile, eppure l'analisi dei dati ci suggerisce una storia molto meno brillante.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
Il boom economico sulla carta in Spagna
Il boom economico sulla carta in Spagna © Licenza Creative Commons

Il Pil italiano nel secondo trimestre è diminuito dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. La nostra crescita per quest’anno viene data di poco sopra lo 0,5%, pur meglio che nella stagnante Germania. In Spagna, invece, sembra esserci un boom economico apparentemente inspiegabile e in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Pil a +0,8% tra aprile e giugno e del +3,1% su base annua. Nell’intero 2025 la crescita è attesa nell’ordine del 2,5%. Non un fatto episodico. L’anno scorso, +3,5% contro il +0,7% dell’Italia. E l’anno prima ancora +2,5% contro +1%.

Boom in Spagna, ma governo impopolare

E se in Italia festeggiamo un’occupazione salita al record del 63%, a Madrid registrano il 66%. Tutto sembra suggerire che il boom in Spagna ci sia. Approfondendo la questione, scopriamo che il premier socialista Pedro Sanchez è impopolare e se oggi gli spagnoli tornassero al voto, oltre la metà voterebbe per i due principali partiti dell’opposizione: il Partito Popolare e Vox, formazione sovranista.

Come si spiega questo apparente paradosso?

+2,2 milioni di immigrati in 5 anni

La questione ruota tutto attorno alla misurazione del Pil nominale. In sé, il dato ci dice tutto e niente. Ad esempio, se dicessimo che in Sicilia ammontava a circa 113,5 miliardi di euro nel 2024, si potrebbe pensare che sia un valore alto. Sapendo che i residenti nell’isola siano poco meno di 5 milioni, il Pil pro-capite scende all’incirca sui 26.000 euro. La media nazionale è di oltre 37.000 euro. Dunque, un siciliano risulta mediamente il 40% più povero di un italiano medio. Ok, ma il potere di acquisto? 1.000 euro nell’isola non valgono quanto 1.000 euro a Milano.

Tale somma può acquistare un paniere di beni e servizi maggiori rispetto al capoluogo lombardo.

Abbiamo fatto questo esempio per anticipare quanto stia accadendo in Spagna, dove il boom esiste perlopiù solo sulla carta. In effetti, l’aumento del Pil nominale viene trainato da un altro boom: quello degli immigrati. Erano 5 milioni nel 2019 e quest’anno risultano saliti a 7,2 milioni. Guarda caso, la popolazione spagnola nello stesso arco di tempo è cresciuta esattamente di 2,2 milioni a 49,315 milioni di abitanti. In poche parole, senza gli immigrati sarebbe rimasta invariata. In Italia, dove gli immigrati hanno smesso di salire, la popolazione sta scendendo.

Pil pro-capite reale salito di poco

Andiamo ora a verificare com’è cambiato il Pil nominale pro-capite tra prima della pandemia e l’anno scorso. Avvertiamo che il dato non va confuso con il reddito disponibile. Otteniamo che nel 2024 ogni spagnolo risultava accreditato di una produzione di ricchezza pari a quasi 32.800 euro. Cinque anni prima, era di 26.612 euro. Una crescita del 23,2%. Tanto, se non fosse che nel frattempo l’inflazione iberica sia stata del 20%. La crescita reale pro-capite scende ad appena il 3,35%. L’Italia ha fatto doppiamente meglio, visto che nello stesso lustro ha incrementato il Pil reale pro-capite del 6,75%.

E già vacilla un primo grande mito del presunto boom in Spagna. Il Pil cresce semplicemente perché entrano più immigrati che lavorano.

Gli stessi dati sull’occupazione lo confermano. A fronte di 2,2 milioni di stranieri residenti in più, i posti di lavoro creati nel quinquennio sono stati 1,9 milioni. Molti di voi potrebbero eccepire quanto segue: va bene, l’economia spagnola cresce grazie agli stranieri. E quale sarebbe il problema? Il punto è che ciascuno dei residenti riceve una fetta della torta quasi invariata, per cui non percepisce alcun miglioramento della propria condizione di vita.

Immigrati costo, non solo beneficio

E gli stranieri non contribuiscono solo alla produzione di ricchezza, ma chiedono giustamente in cambio anche servizi come scuola, sanità, assistenza, infrastrutture, ecc. Non è detto che il beneficio eguagli il costo. Ad esempio, nel periodo considerato le entrate fiscali spagnole sono cresciute del 19%, cioè in termini reali risultano diminuite di oltre il 4%. In Italia, sono aumentate di circa il 28%, oltre il 10% al netto dell’inflazione. Per quanto una comparazione diretta sia complicata dalle difformi politiche fiscali seguite dai governi, il dato di Madrid svelerebbe che l’immigrazione di massa non stia affatto contribuendo al pagamento dei servizi in misura proporzionale. E di certo impatta sulla domanda di servizi, cioè sulla spesa pubblica.

Ci sono alcuni punti di forza reali del boom in Spagna. Ad esempio, il turismo effettivamente va di bene in meglio. Il 2024 si è chiuso con 94 milioni di presenze straniere contro le 60 milioni in Italia. Il costo dell’energia risulta più basso che da noi, attualmente a 91,65 euro per MWh contro i nostri 109,41 euro. Una differenza del 16-17%, che per quanto elevata non appare neppure eclatante.

Boom in Spagna più statistico che reale

Dunque, come starebbero le cose? Il boom in Spagna è un dato più statistico che reale. Gli spagnoli oggi stanno appena poco meglio del 2019, mentre il miglioramento è stato più netto in un’economia come l’Italia, troppo spesso da noi stessi bistrattata. Il governo Sanchez ha puntato sull’immigrazione e ciò sostiene la crescita del Pil e l’occupazione. Tuttavia, chi vive nella penisola non avverte un beneficio concreto. Vero è che il debito pubblico tende a contrarsi rispetto al Pil nominale e questo sta riportando fiducia sui mercati circa la sostenibilità fiscale iberica.

D’altra parte, il deficit è a livelli italiani, pur a fronte di una minore spesa per interessi. Apparente conferma del fatto che l’immigrazione di massa starebbe pesando sui conti dello stato. E questo sarà un problema in prospettiva, qualora la spesa pubblica loro destinata salirà più velocemente delle relative entrate.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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