Altro che posto fisso, come lo chiamavano i nostri genitori. Oggi se una professione non te la inventi in autonomia, fai la fame. È questa la frase che riassume lo scenario odierno in Italia. Sempre più giovani italiani scelgono la strada del lavoro autonomo. Secondo l’Osservatorio del Ministero dell’Economia, nel 2024 sono state aperte 498.361 nuove partite IVA, con un netto predominio delle persone fisiche, che rappresentano il 67,8% del totale. Ma il dato che colpisce maggiormente è l’età di chi intraprende questa via: circa la metà dei nuovi titolari ha meno di 35 anni.
Si tratta di un segnale importante per comprendere come stia cambiando il volto del lavoro in Italia.
La nuova generazione, spesso spinta da un mercato del lavoro instabile e da contratti precari, punta sempre di più sull’autoimpiego e sulla flessibilità del lavoro autonomo. Questo non solo per scelta, ma anche per necessità, in un contesto in cui trovare occupazioni stabili e durature è sempre più difficile.
Chi sono i giovani con partita IVA
Un’indagine realizzata da Fidocommercialista, startup specializzata nei servizi digitali per professionisti, traccia l’identikit del giovane lavoratore autonomo in Italia. Si tratta prevalentemente di uomini sotto i 35 anni, con un reddito medio annuo inferiore ai 30.000 euro, che svolgono attività da remoto. Lavorano spesso come consulenti, sviluppatori, esperti di comunicazione digitale, designer o freelance in ambito creativo e tecnologico.
Ciò che emerge è il profilo di una generazione che sceglie la partita IVA come strumento per guadagnare autonomia professionale, anche in mancanza di tutele e garanzie. La dimensione digitale delle attività facilita questa modalità, rendendo più accessibile l’avvio di un’attività autonoma, anche con risorse limitate.
Flessibilità e solitudine
La libertà di gestire orari e progetti è una delle motivazioni principali che spinge i giovani verso il lavoro autonomo. Ma accanto alla flessibilità emergono anche delle criticità. Il lavoro con partita IVA, infatti, comporta una gestione complessa della fiscalità, nessuna garanzia di continuità, né tutele sul piano previdenziale e assistenziale.
Non mancano nemmeno le difficoltà legate all’isolamento. Lavorare in autonomia, spesso da casa, può portare a una sensazione di solitudine e a una ridotta possibilità di confronto e crescita professionale in un contesto collettivo. Per questo, molti giovani cercano soluzioni ibride o partecipano a network professionali per compensare l’assenza di relazioni tipiche dell’ambiente aziendale.
Partite IVA, una tendenza in crescita
Il quadro delineato dai dati ufficiali e dalle analisi di settore mostra che il lavoro autonomo è una scelta sempre più diffusa tra i giovani italiani. Non si tratta solo di un fenomeno temporaneo, ma di un vero e proprio cambiamento strutturale nel mondo del lavoro. La figura del professionista indipendente, abituato a gestire progetti, relazioni con i clienti e burocrazia fiscale, è destinata a diventare sempre più centrale nell’economia del futuro.
Tuttavia, questa evoluzione richiede anche un adattamento normativo e culturale. Per rendere il lavoro autonomo una scelta sostenibile e dignitosa, sarà necessario intervenire sul fronte delle tutele, della fiscalità e della formazione.
Solo così si potrà garantire a questa nuova generazione di professionisti la possibilità di costruirsi un futuro solido e coerente con le proprie aspirazioni.
I punti più importanti.
- Oltre la metà delle nuove partite IVA nel 2024 è stata aperta da under 35.
- I giovani autonomi lavorano da remoto e guadagnano meno di 30.000 euro l’anno.
- Crescono flessibilità e indipendenza, ma anche rischi e isolamento professionale.