Mentre proseguono le trattative tra Stati Uniti e Giappone per cercare di trovare un accordo commerciale, il bond a 30 anni del secondo è salito nelle scorse ore al massimo rendimento dagli inizi del millennio. Si è avvicinato alla soglia del 3%, arrivando al 2,955%. Mentre scriviamo, risulta offrire poco meno del 2,90%. Livelli che non si vedevano dal novembre del 2000. Nel frattempo, il ministro delle Finanze, Katsunobu Kato, ha confermato che la vendita dei Treasuries è una delle “carte sul tavolo”, una sorta di arma negoziale nei confronti dell’amministrazione Trump.
Tokyo minaccia di vendere Treasuries
Il Giappone deteneva alla fine del febbraio scorso circa 1.130 miliardi di dollari in titoli di stato americani, primo al mondo per quantità e davanti alla Cina.
Ad aprile, i rendimenti dei Treasuries erano risaliti in contrasto con le previsioni, suggerendo vendite massicce in Asia. Il sospettato resta Pechino. L’evento ha seminato il panico a Washington, inducendo il governo a un atteggiamento più prudente sui dazi.
Che i bond a 30 anni del Giappone siano risaliti di rendimento ai massimi da 25 anni, è anch’esso motivo di preoccupazione per gli USA. Rendimenti nipponici più appetibili sul tratto lungo della curva dei tassi tendono ad attirare i capitali nel Sol Levante, facendoli defluire dal mercato americano e anche europeo. E questo è particolarmente vero, se si pensa che lo yen ha guadagnato quest’anno l’8% contro il dollaro. La stessa previsione di un cambio più forte induce gli investitori a puntare sugli asset in yen.
Verso nuovo rialzo dei tassi
Il bond a 30 anni del Giappone aveva superato la soglia del 2% nel maggio dello scorso anno, mentre nel maggio del 2022 varcava quella dell’1%. Con un’inflazione al 3,6% a marzo, il governatore Kazuo Ueda dovrebbe proseguire la stretta monetaria e alzare i tassi dall’attuale 0,50%. Anche perché l’inflazione “core” ha accelerato al 3,2%.
Il target dell’istituto centrale è del 2%. Il rendimento decennale resta sotto i massimi toccati a marzo all’1,56%, sfiorando al momento l’1,40%.
Bond 30 anni segnala aspettative d’inflazione alte
La drastica risalita del rendimento per il bond a 30 anni può segnalare il surriscaldamento delle aspettative d’inflazione in Giappone. Un fatto che starebbe contribuendo in questi mesi al rafforzamento dello yen. Vedremo se dalle trattative USA-Giappone sarà trovato anche un accordo per apprezzare il cambio nipponico, così da ridurre il deficit commerciale americano. In teoria, un simile esito sarebbe positivo per il mercato obbligazionario a Tokyo, inducendo gli investitori a comprare titoli in yen per approfittare dei suoi rialzi attesi. Ad oggi sta accadendo il contrario, segno che a prevalere siano le preoccupazioni per l’alta inflazione.