Bitcoin vola sopra 50 mila dollari, ecco le ragioni del boom e perché non sarebbe finita

La quotazione di Bitcoin è salita ai massimi da oltre due anni e il boom non sarebbe finito. Vediamo perché e cosa lo regge.
10 mesi fa
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Sec approva Etf su Bitcoin
Sec approva Etf su Bitcoin © Licenza Creative Commons

Sedute particolarmente positive per la principale “criptovaluta” mondiale. Questa settimana, la quotazione di Bitcoin è salita sopra 50 mila dollari per la prima volta da oltre due anni. Bisogna andare indietro al Natale del 2021 per trovare un livello più elevato. Da quando è iniziato il 2024 fino a ieri, il rialzo è stato superiore al 13%, mentre nei dodici mesi sfiora il 130%.

Mercato da 1.000 miliardi

A questi prezzi e considerando che di Bitcoin in circolazione ve ne sono più di 19,6 milioni di unità, la capitalizzazione di mercato si è portata a ridosso dei 1.000 miliardi di dollari.

Cerchiamo di capire adesso le ragioni di questo ritrovato boom. Sembrava finita per questa “asset class” dopo il tracollo accusato tra la fine del 2021 e tutto il 2022. In effetti, i massimi storici Bitcoin li toccò nel novembre di tre anni fa a 69 mila dollari. Un anno dopo, scendeva sotto 17 mila.

Atteso il taglio dei tassi

La prima ragione di tanta vivacità nelle quotazioni risiede essenzialmente nel clima di attesa dei mercati per il taglio dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali. A partire dalla Federal Reserve, il costo del denaro nei prossimi mesi dovrebbe abbassarsi. Ciò favorisce le “criptovalute” in due modi. Per prima cosa, aumenta la liquidità a disposizione di chi vuole investire con denaro preso in prestito. Secondariamente, abbassa i rendimenti obbligazionari e sposta capitali a favore di asset più rischiosi per la tradizionale caccia al guadagno.

Non è un caso che il crollo di Bitcoin sia arrivato negli anni passati in coincidenza con la restrizione delle condizioni monetarie globali. Il boom dell’inflazione aveva reso meno facile investire in asset rischiosi, in previsione dell’aumento dei tassi di interesse. Cosa che è accaduta effettivamente per il biennio passato. Non appena il mercato ha iniziato a fiutare la fine della stretta, guarda caso sono ripartiti gli acquisti di Bitcoin e altri asset più rischiosi.

Primi Etf su Bitcoin

E c’è il fattore Etf. A gennaio la Securities and Exchange Commission (Sec) ha autorizzato diversi fondi a gestione passiva ad investire in Bitcoin. Una rivoluzione per questo mondo, non solo perché finalmente gli investitori hanno modo di impiegarvi i capitali senza esposizioni dirette, ma anche perché nei fatti le istituzioni finanziarie americane hanno riconosciuto la liceità di un business fino ad allora messa in dubbio.

Il debutto dei primi Etf su Bitcoin non ha coinciso nelle settimane scorse con un rialzo delle quotazioni, in quanto lo scenario era stato già scontato. Man mano che i capitali stanno affluendovi, però, sembra che il trend di crescita atteso si stia materializzando.

Arriva il dimezzamento, offerta sempre più limitata

Infine, sta per arrivare un altro “halving”. Il termine in inglese significa “dimezzamento”. Dovete sapere che Bitcoin è “coniato” da cosiddetti “miners”. Questi sono persone comuni, che svolgono complessi calcoli matematici con una serie di PC collegati tra loro. In cambio, ottengono come remunerazione un certo quantitativo di Bitcoin. Ogni quattro anno, tale quantitativo si dimezza. Dal prossimo 19 di aprile, passerà da 6,25 a 3,125 per ogni blocco. Questo implica anche che l’offerta rallenterà e, a parità di domanda, le quotazioni non potranno che salire.

Tenete conto anche del fatto che esiste un limite di 21 milioni di unità in circolazione per Bitcoin. Non siamo lontani da quel livello, per cui d’ora in avanti l’aumento di interesse verso la “criptovaluta” dovrà fare i conti con un’offerta limitata. Questa è ancora oggi perlopiù in mano ai cosiddetti whales, coloro che posseggono nei portafogli enormi quantità di Bitcoin e che, muovendosi sul mercato, sono in grado di muovere i prezzi.

Minori resistenze a Bitcoin

Ad ogni “halving” Bitcoin è rimbalzato nei successivi diciotto mesi. Accadde nel 2020, quando passò da circa 8 mila fino a un massimo di 69 mila dollari.

E tra il 2016 e il 2017 si era portato all’allora record storico dei 19 mila dollari, partendo da meno di 500 dollari. Oltretutto, rispetto a pochi anni fa ci sono capi di stato e di governo favorevolissimi all’asset. Si trovano perlopiù in economie emergenti, dove la finanza tradizionale spesso pone costi e limitazioni agli scambi. Se El Salvador ha persino imposto Bitcoin come valuta legale, l’Argentina di Javier Milei vorrebbe consentirne l’uso nel nome della libertà economica garantita ai cittadini.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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