Prima ti comporti da cameriere e poi ti lamenti se qualcuno ti ordina una pietanza? Si può riassumere così il melodramma di questa fase che stanno vivendo le principali banche centrali. Anzi, il problema sta riguardando più che altro la Federal Reserve, mai così sotto attacco dalla Casa Bianca. Il presidente Donald Trump reclama il taglio dei tassi di interesse e non passa giorno che non dileggi pubblicamente il governatore Jerome Powell con epiteti come “stupido”, “tardivo”, ecc.
Banche centrali indipendenti con Volcker-Reagan
L’indipendenza delle banche centrali è a rischio, spiegano gli osservatori. Se la FED cede, viene meno un quarantennio di separazione rigida tra politica monetaria e fiscale. E non è questione di forme. Da quando all’allora governatore Paul Volcker fu demandato il potere di radere al suolo l’inflazione americana, la stabilità dei prezzi è stata perseguita e centrata in maniera stabile e a beneficio di lavoratori, imprese, consumatori e investitori. Erano i tempi di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher. Un’eredità accettata di buon grado anche dai successivi governi di sinistra.
Trump svela ipocrisia dei governatori
In realtà, questa narrazione risulta fallace. Le banche centrali non si sono comportate affatto da indipendenti, soprattutto dopo la crisi del 2008. In un primo momento, tagliarono i tassi per sostenere la liquidità sui mercati e impedire che si ripetesse quella Grande Depressione del secolo scorso. Poi, si sono fecero prendere la mano. Dai tassi negativi agli acquisti di bond, ogni occasione fu buona per gonfiare il proprio ego e salvare i conti di stati, banche e imprese decotti.
Dietro la maschera dell’indipendenza, le banche centrali si sono inchinate da tempo agli interessi dei governi per sostenerne politiche fiscali spesso lassiste come nel caso di Stati Uniti e Giappone.
Come recita il proverbio, “se dai un dito, si prendono tutta la mano”. Ed è quanto accaduto. Trump personifica quella politica coccolata per decenni da governatori compiacenti e che adesso non vuole sentire ragioni circa la conduzione di una politica monetaria meno accomodante. Non ha torto quando nota che solamente nel settembre scorso Powell tagliava i tassi in piena campagna elettorale. Evidentemente, o aveva sbagliato previsioni o la sua fu una mossa politicizzata. In entrambi i casi andrebbe cacciato.
Fiumi di liquidità per salvare i conti pubblici
L’indipendenza delle banche centrali è venuta meno nella stessa Europa, dove da tempo si discute di sostenere le politiche green con programmi esplicitamente a loro sostegno. Christine Lagarde rassicurava appena tre anni fa che l’inflazione nell’Eurozona sarebbe stata “transitoria” pur di non tagliare i tassi. Abbiamo visto tutti cosa quanti danni quella “svista” ha provocato ai bilanci familiari. Nessuno ha chiesto la testa della francese, perché quella posizione attendista faceva comodo proprio ai governi, “drogati” di spesa pubblica.
Anche prima del 2008 l’indipendenza delle banche centrali vacillava. Il “Greenspan Put” non era altro che l’intervento della FED a ogni tracollo della borsa americana.
Nulla che avesse a che vedere con l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Poiché ai governatori la fantasia non difetta, ora ci vengono a spiegare che per stabilizzare l’inflazione sia dirimente perseguire anche la stabilità finanziaria. In buona sostanza, i fiumi di liquidità che hanno provocato il boom dell’inflazione dopo il Covid si giustificherebbero con la necessità di porla sotto controllo. Un corto circuito mentale che non si regge più in piedi.
Banche centrali politicizzate da molti anni
Se non ci fossero stati in questi anni banche centrali compiacenti, i governi avrebbero dovuto da molto tempo dovuto tagliare le spese e/o aumentare le entrate. L’irresponsabilità di Washington nella gestione dei conti pubblici va ascritta totalmente alla FED politicizzata e che ora pretende di mostrarsi indipendente da Trump, quando non lo fu da Biden, Obama e prima ancora da Bush jr. Il tycoon è stato il calcio negli stinchi che serviva per fare esplodere sul piano mediatico l’ipocrisia che circonda la gestione monetaria da qualche decennio a questa parte. L’indipendenza vera e propria forse non è mai esistita, ma di certo è morta con i marchingegni escogitati nel 2008 per salvare i debiti sovrani.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


