Bagnini, baristi e camerieri, stipendio da 3 euro l’ora: l’estate alternativa dei lavoratori stagionali

La denuncia arriva dal sindacato Filcams Cgil, secondo cui il 95 per cento dei lavoratori stagionali non svolge un lavoro in regola.
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5 anni fa
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Negli ultimi giorni si è parlato di salario minimo a 9 euro l’ora, una proposta di legge del Movimento 5 Stelle che ha già sollevato numerose critiche da parte del mondo delle imprese e della finanza (dura anche la posizione dell’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Mentre si criticano i 9 euro lordi l’ora, definiti una somma troppo elevata, dall’altra parte si fa spallucce di fronte a una situazione in cui i lavoratori stagionali estivi accettano di guadagnare 3 euro l’ora in nero o con finti contratti part-time.

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Lavoratori stagionali assunti per 3 euro l’ora, nessuno denuncia per timore di rappresaglie

L’Italia ha il mare, la pizza e il sole, e va bene così. Quante volte abbiamo sentito parlare che il Bel Paese potrebbe autofinanziarsi poggiandosi soltanto sull’industria del turismo? Il ragionamento di per sé non è nemmeno sbagliato, il problema però è come viene riconosciuto il lavoro dei bagnini, baristi, camerieri e di tutti quei lavoratori stagionali che in estate mandano avanti la baracca, come si usa dire. O meglio, come non vengono pagati.

La denuncia arriva dal sindacato Filcams Cgil, secondo cui il 95 per cento dei lavoratori stagionali non svolge un lavoro in regola. Da una parte compare l’onnipresente lavoro in nero, che non è nemmeno una novità se vogliamo. Dall’altra parte fanno bella mostra di sé i finti contratti part-time, una pratica sempre più diffusa nel nostro Paese. Di solito, i lavoratori stagionali accettano di firmare un contratto dove viene riportato un monte orario settimanale complessivo di 18 ore, quando nella realtà dei fatti ogni giorno le ore di lavoro 8 o 9, per un totale di 56-63 ore settimanali, senza riposo. I più giovani accettano perché invogliati da uno stipendio che va dagli 800 ai 1.100 euro mensili, che il datore di lavoro non assegna regolarmente sul conto corrente del lavoratore ma è solito affidarsi alla soluzione cash (o al termine della settimana o alla fine del mese).

Le denunce sono nulle, per timore di rappresaglie da parte del proprio principale. In ballo, dopotutto, c’è un posto quasi assicurato anche per la stagione successiva. Paradossale.

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