La guerra sul salario minimo va avanti da tempo. Si tratta della proposta depositata in maniera quasi unitaria da tutti i partiti che non fanno parte della maggioranza di governo. Una proposta divisiva: da un lato l’esecutivo che la contrasta, dall’altro le opposizioni che l’hanno trasformata in un vero e proprio cavallo di battaglia elettorale.
A ogni campagna elettorale, l’argomento torna centrale: introdurre un salario minimo a 9 euro l’ora, al di sotto del quale non si dovrebbe più parlare di lavoro ma di sfruttamento.
Naturalmente, si può essere favorevoli o contrari alla proposta, ma un dato è certo: ci sono lavoratori a cui non interessa, perché già percepiscono uno stipendio superiore ai 9 euro orari.
In altri settori, invece, il provvedimento avrebbe un impatto positivo e immediato, ad esempio per badanti, commesse e lavoratori del commercio.
Badanti, commesse ma non solo: aumenta lo stipendio con il salario minimo
La proposta prevede un trattamento economico minimo orario fissato a 9 euro lordi. Si tratta di una soglia sotto la quale non si potrà più scendere.
Per evitare conflitti con i sindacati, che potrebbero vedere ridimensionato il peso della contrattazione collettiva, il testo prevede un mix: i CCNL continueranno a valere e i salari dovranno comunque essere adeguati agli accordi stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative.
Chi critica la misura sottolinea un rischio: fissare un minimo a 9 euro potrebbe avere un effetto di compressione verso il basso, trascinando al ribasso quei settori dove oggi i minimi contrattuali sono già più alti.
Al contrario, in comparti ad alta densità di manodopera e con stipendi bassi – come il lavoro domestico, il settore turistico-ricettivo e il commercio al dettaglio – molti ritengono che l’introduzione del salario minimo avrebbe un impatto molto positivo.
Ecco alcuni esempi provenienti dal settore domestico
Secondo stime basate su dati ufficiali INPS, oggi ci sono oltre 2,5 milioni di lavoratori che percepiscono meno dei promessi 9 euro lordi all’ora.
La proposta non elimina il ruolo dei sindacati, che continueranno ad avviare tavoli di contrattazione settore per settore, ma stabilisce comunque una soglia minima inderogabile.
Nel settore domestico, l’impatto sarebbe notevole. Oggi, in base al CCNL di categoria valido nel 2025, le retribuzioni orarie dei domestici non conviventi sono:
- 5,35 € – Livello A
- 6,30 € – Livello AS
- 6,68 € – Livello B
- 7,10 € – Livello BS
- 7,49 € – Livello C
- 7,91 € – Livello CS
- 9,12 € – Livello D
- 9,50 € – Livello DS
Per i lavoratori conviventi (massimo 54 ore settimanali), le retribuzioni mensili sono:
- 736,25 € – Livello A
- 870,13 € – Livello AS
- 937,06 € – Livello B
- 1.003,99 € – Livello BS
- 1.070,94 € – Livello C
- 1.137,86 € – Livello CS
- 1.338,65 € – Livello D
- 1.405,58 € – Livello DS
Se si applicasse il calcolo matematico dei 9 euro l’ora, una badante convivente che lavora 10 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, dovrebbe percepire circa 450 euro a settimana, cioè oltre 2.200 euro al mese.
Questo significherebbe un cambio radicale per chi oggi lavora ai livelli più bassi (A, AS, B, BS, C), portando a guadagni molto superiori rispetto alle attuali tabelle contrattuali.