Perché anche con 20 anni di contributi molti devono aspettare i 67 per andare in pensione

Molti lavoratori, nonostante 20 anni di contributi, devono attendere i 67 anni per andare in pensione. Scopriamo perché.
3 mesi fa
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Quando si parla di pensione in Italia, uno degli aspetti più discussi è il requisito dell’età anagrafica. Molti lavoratori, anche dopo aver accumulato 20 anni di contributi, si trovano a dover attendere i 67 anni per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria.

Questa situazione, apparentemente ingiusta per chi ha versato regolarmente i propri contributi per decenni, è il risultato di regole pensionistiche precise e ben strutturate, che differenziano nettamente le tipologie di pensionamento disponibili.

I 20 anni di contributi: un punto in comune tra le pensioni

Un elemento che accomuna sia la pensione di vecchiaia ordinaria sia quella anticipata contributiva è il requisito dei 20 anni di contributi versati.

Tuttavia, la somiglianza si ferma qui, poiché le due opzioni di pensionamento presentano caratteristiche e requisiti molto diversi, soprattutto per quanto riguarda l’età di uscita dal mondo del lavoro e la platea dei beneficiari.

La pensione di vecchiaia ordinaria, destinata a una vasta platea di lavoratori, richiede non solo 20 anni di contributi, ma anche il raggiungimento dell’età di 67 anni. Questo vincolo di età rappresenta spesso un ostacolo per chi, dopo una lunga carriera, desidererebbe uscire prima dal mercato del lavoro. La pensione anticipata contributiva, invece, permette il pensionamento a 64 anni, ma con condizioni molto più stringenti.

Perché i 67 anni sono un requisito rigido per la pensione di vecchiaia?

La soglia dei 67 anni per la pensione di vecchiaia non è casuale, ma è stata stabilita per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico pubblico. A fronte di un’aspettativa di vita in costante crescita, mantenere una soglia d’età più bassa comporterebbe un costo insostenibile per le casse dello Stato. Pertanto, nonostante i 20 anni di contributi richiesti possano sembrare sufficienti, il limite di 67 anni rimane rigido per garantire un equilibrio finanziario.

Inoltre, per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995, vi è un ulteriore requisito: la pensione deve essere almeno pari all’importo dell’assegno sociale, che attualmente si aggira intorno ai 538 euro al mese.

Questo ulteriore vincolo serve a tutelare i lavoratori e garantire loro un minimo vitale, evitando pensioni troppo basse.

Pensione anticipata contributiva: una soluzione per pochi

Mentre la pensione di vecchiaia ordinaria è accessibile alla maggioranza dei lavoratori, la pensione anticipata contributiva si rivolge a una fascia molto più ristretta di beneficiari.

Questa misura consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 64 anni, ma solo a chi soddisfa specifiche condizioni: aver versato almeno 20 anni di contributi e avere un primo accredito successivo al 1° gennaio 1996. Inoltre, il requisito più stringente riguarda l’importo minimo della pensione, che deve essere pari a tre volte l’assegno sociale, ossia circa 1.600 euro mensili.

Questo vincolo economico rende la pensione anticipata contributiva (da con confondere con la pensione anticipata ordinaria) accessibile solo a coloro che, nel corso della loro carriera, hanno potuto versare contributi significativi. In altre parole, chi ha avuto una carriera lavorativa discontinua o ha percepito redditi bassi difficilmente riuscirà a soddisfare questo requisito, rendendo la pensione anticipata contributiva una possibilità riservata a una minoranza.

Conclusione: perché i 67 anni restano una soglia difficile da abbattere

Dunque, nonostante esistano opzioni come la pensione anticipata contributiva, la maggior parte dei lavoratori si trova costretta ad aspettare i 67 anni per andare in pensione. Questo è dovuto principalmente alla rigidità del sistema pensionistico. Che, per garantire la sostenibilità a lungo termine, impone requisiti anagrafici ed economici che non tutti riescono a soddisfare.

Anche chi ha versato 20 anni di contributi deve fare i conti con queste regole. Solo chi riesce a rientrare nelle limitate categorie previste per la pensione anticipata contributiva può sperare di uscire prima dal mondo del lavoro. Tuttavia, per la maggior parte dei lavoratori, il traguardo della pensione resta fissato a 67 anni.

Una soglia che, pur sembrando lontana, è indispensabile per mantenere l’equilibrio del sistema pensionistico pubblico.

I 67 anni rappresenterebbero un compromesso tra l’esigenza di garantire una pensione dignitosa e quella di preservare la sostenibilità economica del sistema.

Riassumendo…

  • La pensione di vecchiaia ordinaria richiede 67 anni d’età e 20 anni di contributi.
  • La soglia dei 67 anni servirebbe a mantenere la sostenibilità del sistema pensionistico.
  • La pensione anticipata contributiva permette il pensionamento a 64 anni, ma con requisiti economici elevati.
  • Solo chi ha iniziato a contribuire dopo il 1996 può accedere alla pensione anticipata contributiva.
  • I 67 anni restano la soglia per la maggior parte dei lavoratori per garantire equilibrio.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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