Da anni lo SPID è diventato uno strumento di fondamentale importanza per i contribuenti. SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Oggi sono moltissimi i cittadini che dispongono di uno SPID attivo, che utilizzano praticamente quotidianamente.
Vuoi scaricare le Certificazioni Uniche (CU) dei datori di lavoro? Puoi farlo con lo SPID. Vuoi controllare i contributi INPS o le cartelle esattoriali a tuo nome? Puoi farlo con lo SPID. Lo strumento è ormai indispensabile anche per partecipare a un concorso pubblico, iscriversi ad alcune Università, presentare un ricorso. O, semplicemente, prenotare un appuntamento in determinati uffici pubblici.
Lo SPID è, in sostanza, un sistema che, tramite applicazione, PIN, password e credenziali di accesso personali, permette a ogni cittadino di interagire in modo diretto con la Pubblica Amministrazione.
Uno strumento pratico, che piace ai cittadini e anche ai consulenti, che grazie a esso possono espletare le pratiche per conto dei clienti in modo molto più rapido.
Ma è proprio questo strumento che il governo sembra intenzionato a cancellare.
Addio allo SPID: ecco cosa cambia e perché il governo vuole eliminare l’identità digitale
Per prenotare una visita medica tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico, per accedere ai servizi di INPS, Agenzia delle Entrate, o per presentare autonomamente la dichiarazione dei redditi, lo SPID si è rivelato, negli anni, uno strumento praticamente indispensabile.
Eppure, presto questa possibilità potrebbe venire meno. Il governo, infatti, starebbe lavorando da tempo per sostituire lo SPID con la CIE, ovvero la Carta di Identità Elettronica, che diventerebbe l’unica modalità di accesso ai servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni.
A dire il vero, sono già tanti i cittadini che utilizzano la CIE per identificarsi digitalmente e accedere ai servizi pubblici.
Anche perché, inizialmente, lo SPID era gratuito: bastava recarsi alle Poste o rivolgersi a uno dei numerosi provider per ottenerlo senza alcun costo.
Oggi, invece, il servizio è diventato a pagamento, sia presso le Poste che attraverso gli altri provider, con costi che possono variare a seconda dell’operatore scelto.
Inoltre, le problematiche legate allo SPID sono diventate piuttosto fastidiose: dal riconoscimento facciale per l’attivazione a distanza, all’obbligo di scanner per i documenti, fino a procedure contorte e frequenti richieste di cambio delle password. Il risultato? Lo SPID si blocca spesso, diventando inutilizzabile proprio quando serve.
La CIE al posto del Sistema Pubblico di Identità Digitale: ecco cosa cambia per lo SPID
Con la CIE, in teoria, tutto è più semplice. Basta recarsi al Comune, richiedere la Carta di Identità Elettronica, versare il corrispettivo previsto (come accadeva anche per la carta d’identità cartacea) e il più è fatto.
Al momento del pagamento vengono rilasciate la prima parte del codice PIN e la prima parte del codice PUK, indispensabili per l’attivazione della CIE.
Successivamente, si riceve a casa la carta, insieme alla seconda parte dei codici. A carta attivata, è possibile scegliere di accedere ai servizi delle Pubbliche Amministrazioni anche semplicemente ricevendo un SMS di verifica sul numero di cellulare associato.
Il governo sembra dunque voler spingere l’utilizzo della CIE, che è a tutti gli effetti un documento e uno strumento gestito direttamente dallo Stato. A differenza dello SPID, che viene fornito da provider privati. Questi ultimi, tra l’altro, sostengono di operare in perdita con il servizio SPID, nonostante i costi applicati agli utenti siano tutt’altro che trascurabili.
Si parla anche di 40 milioni di euro di contributi pubblici promessi dal governo ai provider dello SPID e mai erogati.
I tempi sono cambiati: la Carta di Identità Elettronica non presenta più i problemi di una volta
Molti contribuenti guardano ancora con diffidenza alla CIE, ricordando le difficoltà dei primi anni. All’inizio, infatti, la Carta di Identità Elettronica come strumento di identità digitale non è mai realmente decollata, soprattutto perché richiedeva l’utilizzo di lettori di smart card per i PC o di smartphone di ultima generazione dotati di tecnologia NFC.
Oggi, però, le cose sono cambiate. Dopo l’attivazione sul sito ufficiale della CIE, che può essere effettuata anche solo con la prima parte del codice PUK, è possibile scegliere modalità di autenticazione più semplici, come l’accesso tramite codice via SMS.
Ecco perché, al di là delle lamentele dei provider, che si vedono danneggiati da questo cambio di rotta, e al di là dell’affezione che molti contribuenti hanno sviluppato verso lo SPID, la CIE si presenta oggi come un’alternativa concreta, più facile da usare e, tutto sommato, meno costosa.
Va anche ricordato che la Carta di Identità è un documento obbligatorio, che ogni cittadino deve comunque possedere. Mentre lo SPID è solo uno strumento di identificazione digitale.
In conclusione, se il governo porterà avanti il progetto di eliminazione progressiva dello SPID, la CIE sembra pronta a sostituirlo senza particolari traumi. Garantendo ai cittadini un accesso semplice e diretto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione.