Si terrà nella giornata di domani la votazione per scegliere il nuovo presidente dell’Eurogruppo dopo le dimissioni dell’irlandese Paschal Donohoe, in carica dal 2020 e appena nominato ad una carica apicale nella Banca Mondiale. L’organismo è informale, composto dai 20 ministri economici e finanziari degli stati appartenenti all’Eurozona. Tuttavia, nel corso del decennio passato ha assunto un ruolo sempre più importante al posto dell’Ecofin (che riunisce tutti i 27 ministri finanziari dell’Unione Europea) nella gestione delle varie crisi dei debiti sovrani.
Eurogruppo alla Grecia scelta dal forte connotato simbolico
In lizza per la successione ci sono il greco Kyriakos Pierrakakis e il belga Vincent van Pateghem.
Entrambi esponenti del Partito Popolare Europeo, dovranno ricevere almeno 11 voti per essere eletti. Se la scelta ricadrà sul primo, si tratterà di una sorta di “riabilitazione” simbolica dell’immagine di Atene nei consessi internazionali dopo un decennio di sofferenze per la gravissima crisi finanziaria patita e i salvataggi della Troika (UE, BCE e FMI) resisi necessari per evitarne il default.
Un riconoscimento degli sforzi fiscali che hanno prodotto i loro frutti. Giovandosi del fatto che i tre quarti del debito pubblico siano nelle mani dei creditori europei e a basso costo, la Grecia oggi ha conti pubblici in equilibrio e tassi di crescita da fare invidia al resto d’Europa. La guida dell’Eurogruppo segnerebbe ufficialmente la fine dello stigma politico ricaduto sul Paese dal 2010.
Effetto domino su altre cariche europee
Tuttavia, la presidenza dell’Eurogruppo sarà tutt’altro che una mera scelta simbolica. Essa rappresenta il primo tassello di un puzzle molto complicato da comporre e con un possibile effetto domino sul rinnovo di altre importanti cariche apicali nell’UE.
A partire dalla vice-presidenza della Banca Centrale Europea. Un greco a Bruxelles implica la probabilità che a Francoforte il prossimo numero due non sarà un esponente del Sud Europa. Ma se così fosse, tra due anni la scelta del successore di Christine Lagarde ricadrebbe su un esponente proprio del Sud.
Per chi voterà Giorgetti?
Il delicato gioco di equilibri tra le cariche impone che se la presidenza tocca al Nord, la vice-presidenza vada al Sud e viceversa. Una regola non scritta e complicata da altre variabili: la rappresentanza di piccoli e grandi stati dell’Eurozona, dell’Est e dell’Ovest, dei “falchi” e delle “colombe”. Sarà interessante verificare per chi voterà il ministro italiano Giancarlo Giorgetti. Egli si è fatto da parte subito dalla corsa per la presidenza dell’Eurogruppo, segno che Roma ambirebbe a tornare a guidare la BCE e magari proprio attraverso lo stesso Giorgetti.
A dire il vero, nell’escludere la propria candidatura, egli aveva fatto il nome dello spagnolo Carlos Cuerpo, esponente socialista e per questo con scarse probabilità di succedere a Donohoe. Una presa di posizione all’apparenza sorprendente, dato che le relazioni diplomatiche tra i governi d’Italia e Spagna sono tutt’altro che ottime negli ultimi anni.
Un paradosso che si spiegherebbe con la necessità di creare un asse Roma-Madrid in vista della spartizione delle prossime cariche, BCE in testa.
Eurogruppo, scarso impatto su politica economica
Come potrà incidere il prossimo presidente dell’Eurogruppo sulla politica economica del continente? Nel concreto, poco. Le vere decisioni spettano al Consiglio europeo, l’organismo composto dai capi di stato e di governo dell’UE. Può, però, fare pendere la bilancia a favore di una interpretazione più o meno flessibile dei conti pubblici. Un tema che per fortuna non ci riguarda in questa fase, grazie alla discesa del deficit ai livelli massimi tollerati dal Patto di stabilità (3% del Pil). Tra riarmo e sostegno alla crescita, comunque, la stessa Germania ha bisogno di sforare i parametri fiscali. E in tempi di “mondo al contrario” sarebbe ironico se un greco si trovasse a richiamare Berlino a rispettarli.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
