Tasse e ancora tasse. In Italia non c’è contribuente, famiglia o azienda che non debba pagare imposte, tributi e balzelli di vario genere. Il nostro è uno dei Paesi con la pressione fiscale più alta, e sottrarsi ai pagamenti non è quasi mai possibile in modo lecito. Oltre a essere rischioso, non pagare le tasse è anche una pratica poco virtuosa dal punto di vista sociale.
Esistono però casi in cui la normativa prevede esoneri per determinate categorie, soprattutto quando a dover pagare è un soggetto considerato fragile. Gli invalidi, ad esempio, rientrano tra le categorie più tutelate. È però importante chiarire quali siano effettivamente le esenzioni, per evitare fraintendimenti che potrebbero far diventare evasori inconsapevoli coloro che credono erroneamente di essere dispensati dal versamento.
Ecco quindi una panoramica su quali sono le tre tasse che gli invalidi non pagano.
Ecco le tre tasse che gli invalidi non pagano
Molto dipende dal tipo di invalidità, dal grado di menomazione e dal possesso di specifici requisiti. In alcuni casi incidono anche le decisioni degli enti locali, perché alcuni Comuni, con autonomia regolamentare, prevedono agevolazioni o sconti mirati.
In linea generale, però, per gli invalidi la maggior parte delle tasse si paga. Ad esempio, chi crede che l’invalidità consenta di non pagare il Canone Rai è fuori strada: non esiste un’esenzione basata sulla disabilità.
Diverso il discorso per altre imposte, dove gli esoneri esistono davvero. Il primo e più noto è il bollo auto.
Gli invalidi possono essere esentati dal pagamento del bollo, ma solo se:
- sono titolari dei benefici della legge 104;
- hanno gravi limitazioni motorie;
- e il veicolo è necessario per la loro mobilità ed è adattato in funzione della disabilità.
L’esenzione quindi non è automatica: riguarda solo i veicoli utilizzati per il trasporto o la guida del disabile e dotati degli adattamenti richiesti.
ISEE e reddito a volte determinano le agevolazioni, ma non sempre è così
Tasse locali come TARI, TARSU, IMU e altre imposte comunali, in generale, non prevedono esenzioni nazionali per gli invalidi. Tuttavia i Comuni possono introdurre agevolazioni proprie: spesso si tratta di sconti o riduzioni, raramente di esoneri totali.
Esiste però un caso di esenzione IMU valida a livello nazionale per i soggetti fragili:
chi è ricoverato in RSA o in una struttura di cura può considerare “prima casa” la propria abitazione, anche se non vi risiede più. In questo modo l’immobile diventa esente da IMU.
Un’altra agevolazione importante riguarda il capitolo istruzione. Nelle scuole superiori e soprattutto nelle università, gli invalidi possono beneficiare di esenzioni dalle tasse scolastiche e universitarie. In molti casi è richiesta una soglia ISEE per ottenere l’esonero, ma non sempre.
Per quanto riguarda la normativa nazionale, gli studenti con invalidità pari almeno al 66% hanno diritto all’esonero totale dalle tasse universitarie, senza limiti di reddito o ISEE.
Ogni Ateneo, comunque, può avere regolamenti interni che ampliano o restringono ulteriormente i criteri.