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Oggi: 05 Dic, 2025

Uscita dalla procedura d’infrazione possibile già dal 2026, ecco cosa significa per l’Italia di Meloni

L'Italia può sperare di uscire dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo sin dai prossimi mesi, ha detto la Commissione europea.
2 settimane fa
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Procedura d'infrazione per deficit eccessivo
Procedura d'infrazione per deficit eccessivo © Licenza Creative Commons

La Commissione europea ha diramato ieri le sue nuove proiezioni macroeconomiche e fatto il punto sulla situazione nei singolo stati. Per quanto riguarda l’Italia, l’amaro sta nelle prospettive di crescita molto basse: 0,4% quest’anno e 0,8% nel 2026 e 2027. Pochissimo per un’economia che beneficia dei fondi PNRR. Il dolce riguarda i conti pubblici: deficit appena sotto il 3% del Pil quest’anno, al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027. Grazie a questi numeri, l’uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo sarebbe una realtà per Roma già dai primi mesi dell’anno che verrà.

Effetto spread e avanzo primario

Sul piano politico (e non solo), l’evento segnerebbe un grosso punto a favore del governo della premier Giorgia Meloni. Il miglioramento dei conti pubblici è realtà da tempo. Se lo scorso anno il deficit era già sceso al 3,3% grazie a un avanzo primario dello 0,5% dal -3,6% del 2023, per quest’anno è possibile una discesa al 2,9% o 3%.

L’avanzo primario è atteso dall’Unione Europea allo 0,9%. Il calo del disavanzo complessivo è anche possibile per la minore spesa per interessi rispetto alle precedenti previsioni.

L’effetto spread si fa sentire. Il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi è sceso ormai stabilmente in area 75 punti base per la scadenza decennale, ai minimi dal 2010. Ciò agevola l’uscita dalla procedura d’infrazione, apertasi nel 2024 a carico di numerosi stati. Essa era stata sospesa durante il Covid. Scatta quando il deficit di uno stato supera il 3% del Pil. Consiste nel sottoporre i conti pubblici ad un monitoraggio rafforzato. In verità, il vero limite non è tanto operativo, bensì di reputazione sui mercati finanziari.

Uno stato che infrange le regole fiscali è ritenuto meno credibile e meritevole di ricevere prestiti.

Beneficio per peso politico italiano

Perché l’eventuale uscita dalla procedura d’infrazione può avere un impatto positivo sul sistema Italia? In primis, grazie proprio alla recuperata reputazione. Sarebbe un segnale positivo per i mercati. Sul piano operativo, poi, il governo disporrebbe di qualche margine in più di manovra sui conti pubblici. Potrebbe usarlo per sostenere l’aumento della spesa militare, come da accordi NATO. E questo aiuterebbe anche nelle relazioni bilaterali con l’amministrazione Trump.

Come in un circolo virtuoso, lo spread tra BTp e Bund potrebbe proseguire la discesa; un fatto che ridurrebbe ulteriormente la spesa per interessi e il deficit stesso. Inoltre, un governo rispettoso delle regole fiscali sarebbe considerato più autorevole nelle istituzioni comunitarie. Il peso politico dell’Italia ne trarrebbe vantaggio ai diversi tavoli negoziali, tra cui il delicato capitolo del prolungamento del PNRR. Ciò farebbe da contraltare a una Francia incapace di rientrare credibilmente nel deficit da qui ai prossimi anni.

Uscita da procedura d’infrazione successo per governo Meloni

Sul piano della politica interna il governo Meloni si presenterebbe al cospetto degli elettori nel 2027 con una procedura d’infrazione archiviata da un anno. Avrebbe vita più facile, salvo imprevisti, nel redigere la prossima legge di Bilancio. Con qualche margine di manovra in più riuscirebbe a tagliare le imposte più vigorosamente e/o sostenere voci di spesa sensibili come quella sanitaria. Ciò spiegherebbe la relativa austerità dell’attuale manovra.

L’idea di fondo sarebbe risparmiare oggi per massimizzare i benefici provenienti da agenzie di rating e mercati finanziari, così da poter spendere di più e sostenere la crescita sotto elezioni.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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