Fa un certo effetto leggere sui giornali che lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso sotto 75 punti base. Il mercato pretende meno di tre quarti di punto percentuale in più di rendimento per i titoli di stato italiani. Fino a non molto tempo fa ragionavamo in termini di diversi punti percentuali. E ieri gli Oat a 10 anni in Francia offrivano lo 0,04% in più dei nostri bond. Non siamo più primi nell’Eurozona per rendimenti. C’è la possibilità che le distanze con Berlino si riducano ulteriormente se Moody’s a novembre promuoverà il rating sul nostro debito pubblico.
Dati di ottobre dal Rendistato
L’effetto del minore spread non si vede forse nella quotidianità, ma sta avendo un impatto benefico sui conti pubblici. Ad ottobre il Rendistato della Banca d’Italia ha visto scendere il rendimento medio ponderato dei nostri titoli di stato sul mercato secondario al 2,962%. Era al 3,053% a settembre. Un calo dello 0,091%, in grossa parte riflesso proprio dell’ulteriore convergenza tra rendimenti italiani e tedeschi.
In calo spesa per interessi
Facciamo un calcolo per stimare il beneficio. A fine settembre, i titoli di stato in circolazione erano saliti a 2.596 miliardi di euro. Supponendo un dato invariato per ottobre, il minore rendimento medio equivale a una spesa per interessi a regime più bassa di 2,36 miliardi. Attenzione: questo non è un dato acquisito, ma prospettico. Nel dettaglio, i rendimenti italiani in media sono scesi più velocemente di quelli tedeschi di quasi 6 punti base.
L’effetto spread per il mese di ottobre ha inciso, quindi, per quasi i due terzi del calo dei rendimenti. In valori assoluti, ha contenuto la spesa per interessi di 1,45 miliardi. Sempre a regime. Considerate che all’inizio dell’anno la distanza con la Germania per la scadenza a 7 anni – questa è la durata media del nostro debito – superava i 90 punti base. Il restringimento da allora ha portato a una minore spesa per interessi in prospettiva di oltre 7 miliardi. Sarebbe questo il nostro risparmio se le distanze rimanessero invariate nei prossimi anni. I valori reali, tuttavia, saranno differenti per via dell’aumento tendenziale del debito.
Effetto spread sui conti pubblici
Prendete le cifre suddette “cum grano salis”. Esse rilevano ai fini del nostro ragionamento di fondo: l’effetto spread in questa fase sta riducendo il costo del debito e dà una mano allo stato. Lo stiamo vedendo con la legge di Bilancio 2026, la prima redatta in piena serenità dal governo dopo numerosi anni di tensioni finanziarie. E dire che negli ultimi mesi i rendimenti tedeschi a lungo termine sono risaliti drasticamente sul piano di riarmo annunciato dal cancelliere Friedrich Merz. L’Italia viene promossa sia perché si comporta bene, sia anche perché gli altri si comportano peggio di prima. Roma sta facendo di tutto per sostenere questo “mood” positivo. Nessuna misura che stoni con la narrazione di conti pubblici sotto controllo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

