La prossima Legge di Bilancio 2026, è attesa in questi giorni per iniziare il suo iter che porterà all’approvazione definitiva per la fine del 2025. Si tratta di un passaggio cruciale per la politica economica del governo guidato da Giorgia Meloni. Tra i temi più delicati che il provvedimento dovrà affrontare, spicca la questione delle pensioni e, in particolare, il previsto aumento dell’età pensione legato all’adeguamento automatico con l’aspettativa di vita.
Aumento età pensione: il meccanismo dell’adeguamento automatico
Dal 2027 scatterà un nuovo riallineamento dei requisiti per andare in pensione, come previsto dalla legge Fornero. Questo meccanismo collega l’età pensionabile alla speranza di vita rilevata dall’Istat.
In pratica, se la vita media degli italiani aumenta, cresce di conseguenza anche l’età necessaria per accedere al trattamento pensionistico.
Senza interventi correttivi, l’uscita dal lavoro si allontanerà di tre mesi: la pensione di vecchiaia passerà da 67 anni a 67 anni e 3 mesi, mentre per la pensione anticipata ordinaria serviranno 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Ricordiamo che ad oggi, la pensione anticipata ordinaria richiede 42 anni e 10 mesi per gli uomini ovvero 41 anni e 10 mesi per le donne.
Si tratta di un adeguamento automatico, ma il suo impatto è tutt’altro che neutro. Molti lavoratori rischiano di dover restare più a lungo al lavoro, e per questo il governo sta valutando diverse soluzioni per limitarne gli effetti.
Le proposte per evitare l’aumento età pensione
Sul tavolo del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Economia sono allo studio diverse ipotesi. Tre sono le soluzioni allo studio per bloccare l’aumento età pensione: blocco per tutti, stop con mini-scalini, blocco selettivo.
La più discussa è quella del “blocco selettivo per i 64enni”, una misura che non eliminerebbe del tutto l’aumento ma lo renderebbe più graduale e sostenibile per i conti pubblici.
In base a questa proposta, l’aumento verrebbe congelato solo per chi nel 2027 avrà compiuto 64 anni. Per questi lavoratori resterebbero in vigore i requisiti attuali: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. In altre parole chi nel 2027 avrà 64 anni potrà lasciare il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi (se uomo) ovvero a 41 anni e 10 mesi di contributi (se donna).
Chi invece nel 2027 avrà meno di 64 anni dovrebbe, comunque, rispettare i nuovi limiti previsti, cioè 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne.
Questo compromesso ridurrebbe il costo complessivo per lo Stato: circa 1,5 miliardi di euro nel primo anno, destinati a salire a 2 miliardi a regime. Si tratta comunque di una spesa significativa, ma inferiore a quella di un blocco totale, che avrebbe un impatto stimato fino a 3 miliardi di euro all’anno.
I lavoratori esclusi dal blocco selettivo
Il principale limite del blocco selettivo riguarderebbe i lavoratori che hanno iniziato la carriera molto presto e che maturano l’anzianità contributiva prima dei 64 anni di età.
Per esempio, un operaio che nel 2026 avrà raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi ma compirà solo 62 anni nel 2027, non rientrerebbe nella salvaguardia. In questo caso, il lavoratore dovrebbe restare in servizio tre mesi in più o attendere di compiere 64 anni per accedere alla pensione.
Secondo le stime, questa misura lascerebbe fuori circa 170.000 lavoratori, spesso appartenenti alle categorie più usuranti o che hanno iniziato a lavorare in giovane età. Da qui nascono molte delle critiche mosse dai sindacati, che vedono nella proposta una forma di disparità.
Le posizioni politiche e sindacali
Il tema dell’aumento età pensione divide il mondo politico. Da un lato, i sindacati e la Lega chiedono di bloccare completamente gli scatti legati all’aspettativa di vita, sostenendo che penalizzano soprattutto i lavoratori manuali e chi ha già alle spalle una lunga carriera contributiva.
Dall’altro, il Ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, invita alla prudenza, ricordando che ogni intervento sulle pensioni deve rispettare l’equilibrio dei conti pubblici e i vincoli europei. Lo stesso Giorgetti ha parlato di una possibile “sterilizzazione selettiva”, cioè un blocco parziale e temporaneo, limitato a specifiche categorie di lavoratori.
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, invece, ha ribadito la volontà politica di “fermare gli scatti per tutti”, ma resta da capire se ci saranno le risorse necessarie per farlo. In assenza di coperture certe, la soluzione selettiva sembra al momento la più praticabile.
Aumento età pensione: le conseguenze economiche e sociali
Ogni decisione sull’aumento età pensione potrà avere ricadute significative non solo sui bilanci pubblici ma anche sulla vita quotidiana dei lavoratori. Allungare il periodo lavorativo di tre mesi può sembrare una misura modesta. Ma su scala nazionale comporterebbe miliardi di euro di risparmi o costi aggiuntivi per lo Stato.
Allo stesso tempo, anche pochi mesi di lavoro in più possono rappresentare un peso per chi svolge attività fisicamente impegnative o ha condizioni di salute precarie. È per questo che il governo dovrà bilanciare con attenzione sostenibilità economica e giustizia sociale.
Riassumendo
- La Legge di Bilancio 2026 affronterà l’aumento età pensione previsto dal 2027.
- L’adeguamento automatico della legge Fornero alzerà i requisiti di pensione di tre mesi.
- Il governo valuta un blocco selettivo per i 64enni per contenere i costi.
- Chi ha meno di 64 anni dovrà rispettare i nuovi limiti contributivi.
- I sindacati chiedono lo stop totale, ma il MEF teme l’impatto sui conti.
- Il blocco selettivo resterebbe la soluzione più sostenibile ma penalizzerebbe alcuni lavoratori.