Anche l’ultima emissione di Eurobond nell’ordine di tempo è stata un enorme successo. L’Unione Europea ha raccolto in settimana sul mercato dei capitali 11 miliardi di euro per finanziare il programma noto come Next Generation EU. Lo ha fatto con l’offerta di un dual tranche e ha riscosso nel complesso richieste per 175 miliardi. E’ l’ennesima conferma del forte appeal che stanno avendo in questa fase i “safe asset”, tra cui rientrano le emissioni sovranazionali come questa con rating tripla A.
Pricing esitato
L’emissione ha riguardato una nuova tranche dell’Eurobond con scadenza 13 dicembre 2032 e cedola fissa 2,75% (ISIN: EU000A4ED0K0).
Sono stati 5 i miliardi offerti contro ordini per 96 miliardi. Il prezzo di re-offer è stato fissato a 99,114 centesimi, poco sotto la pari e per un rendimento del 2,889%. Per quanto riguarda la seconda tranche, trattavasi del nuovo Eurobond con scadenza 12 dicembre 2040 (ISIN: EU000A4EJF17). La cedola è stata fissata al 3,625% e a fronte di un prezzo di re-offer di 99,518 centesimi. Rendimento esitato del 3,666%. In questo caso, l’importo offerto è stato di 6 miliardi contro richieste per oltre 79 miliardi.
La prossima emissione di un Eurobond è prevista per il 15 ottobre e avrà ad oggetto un EU-Bill, cioè titoli con scadenza breve. Con l’operazione di questi giorni l’UE ha raccolto 46,12 miliardi sui 70 miliardi preventivati per la seconda metà dell’anno. C’è da dire che nello stesso giorno dell’offerta il Bund a 15 anni in Germania chiudeva le contrattazioni con un rendimento del 3,02%. Anche questo dato conferma che le emissioni comunitarie non vengono ancora del tutto percepite dagli investitori affidabili come i titoli del debito tedesco.
Mercato ancora poco liquido
Il principale ostacolo per tale assimilazione riguarda il futuro di queste emissioni. Dopo il 2026 non è detto ve ne siano, non essendoci più il Next Generation EU da finanziare. E un mercato poco liquido indispone gli investitori, che già oggi hanno a che fare con titoli offerti per importi molto ridotti rispetto alle dimensioni economiche dell’UE. Gli stessi provider finanziari nel mondo non li hanno ad oggi inseriti tra i propri indici, considerandoli sovranazionali e non sovrani.
Anche questa emissione di Eurobond si rivela molto interessante per gli investitori retail. Consente di impiegare la liquidità su due scadenze diverse tra loro e a condizioni appetibili, per quanto meno generose di quelle offerte dai nostri BTp: 3,12% e 4% rispettivamente nel giorno dell’offerta. Ma qui bisogna ragionare in parte diversamente. Il rischio di credito implicito è teoricamente assai inferiore, come segnalano i rating. In periodi di tensioni sui mercati finanziari, dovremmo aspettarci che gli Eurobond performino meglio dei titoli di stato nazionali con rating inferiori alla tripla A.
Eurobond in emissione per un portafoglio di qualità
Ha senso, quindi, inserire in portafoglio uno o più Eurobond in emissione. Serve a garantire un rendimento superiore a quello offerto dai titoli “benchmark” nell’Eurozona, cioè i Bund della Germania, mantenendo ai massimi livelli la qualità degli asset.
Il trattamento fiscale è lo stesso di favore praticato sui bond sovrani: 12,50%, anziché il 26% dovuto sui rendimenti dei corporate. Infine, il riarmo annunciato dagli stati della NATO può continuare a deprimere i prezzi dei titoli core, al contempo sostenendo quelli sovranazionali se attecchirà la percezione di emissioni più corpose e ininterrotte a Bruxelles.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
