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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione vecchiaia: la regola dei 5 anni che salva i contributi

Evitare la prescrizione è essenziale: un controllo tempestivo dei contributi garantisce una pensione vecchiaia senza brutte sorprese
2 mesi fa
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pensioni di vecchiaia
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Il sistema pensionistico italiano prevede regole precise per l’accesso alla pensione vecchiaia. I requisiti richiesti sono due: il compimento dei 67 anni d’età e almeno 20 anni di versamenti contributivi. Tuttavia, esistono alcune deroghe che consentono di andare in pensione anche con soli 15 anni di contribuzione.

Queste eccezioni, da non confondere con le formule di pensione anticipata come Quota 103, Opzione donna o Ape sociale, rappresentano una possibilità concreta per determinate categorie di lavoratori.

Pensione vecchiaia: il ruolo dei contributi effettivi e riscattati

Ai fini del calcolo dei requisiti, non contano solo i contributi effettivamente versati durante l’attività lavorativa. Vengono considerati validi anche i contributi riscattati, come ad esempio quelli relativi al periodo di studi universitari.

Questi ultimi hanno pieno valore sia per ottenere il diritto alla pensione, sia per determinare l’importo della prestazione spettante.

Il riscatto della laurea o di altri periodi scoperti, quindi, può rivelarsi uno strumento utile per raggiungere più velocemente la soglia minima necessaria.

Le deroghe ai 20 anni: tre situazioni specifiche

Non tutti i lavoratori, come anticipato, sono obbligati a maturare vent’anni di contribuzione. In alcuni casi, la legge prevede la possibilità di accedere alla pensione vecchiaia con soli 15 anni di contributi. Le situazioni che consentono questa agevolazione sono tre, tutte legate a particolari percorsi professionali o a norme previgenti.

Contributi maturati entro il 1992

Rientrano in questa prima categoria i lavoratori, dipendenti e autonomi, compresi artigiani, commercianti e coltivatori diretti, che al 31 dicembre 1992 avevano già accumulato almeno 15 anni di contributi.

Questa disposizione ha lo scopo di tutelare chi aveva iniziato a versare in tempi lontani, garantendo la continuità delle regole vigenti all’epoca.

In pratica, chi aveva già raggiunto quel traguardo prima della riforma può ancora oggi ottenere la pensione con il requisito ridotto.

Autorizzazione ai versamenti volontari prima del 1993

La seconda possibilità riguarda coloro che, dopo aver terminato l’attività lavorativa, avevano chiesto l’autorizzazione a effettuare contributi volontari entro il 31 dicembre 1992.

Anche se successivamente non sono stati eseguiti ulteriori pagamenti, il diritto rimane valido. Questa deroga salvaguarda chi aveva avviato una pratica di contribuzione volontaria prima dell’entrata in vigore delle nuove regole.

Lavoratori con carriere discontinue o stagionali

L’ultima casistica interessa i dipendenti che hanno svolto attività caratterizzate da forte discontinuità. Si tratta di chi, per almeno dieci anni della propria carriera, non ha raggiunto le 52 settimane di lavoro effettivo.

È una misura pensata per quei settori dove i contratti stagionali o irregolari sono la norma, come ad esempio nel turismo o nell’agricoltura. Grazie a questa eccezione, anche chi ha avuto un percorso frammentato può raggiungere la pensione vecchiaia con soli 15 anni di contribuzione.

L’importanza del controllo dell’estratto contributivo: la prescrizione

Un passaggio fondamentale per chi si avvicina alla pensione è la verifica dell’estratto conto contributivo. Questo documento, disponibile online nel cassetto previdenziale INPS o tramite i patronati, riporta in modo dettagliato tutti i versamenti accreditati.

Accertarsi che i dati siano corretti è essenziale per evitare ritardi o errori al momento della liquidazione della prestazione.

In caso di omissioni da parte del datore di lavoro, occorre agire tempestivamente.

Infatti, il termine di prescrizione per recuperare i contributi non versati è di cinque anni. La scadenza può arrivare a dieci anni. Ma solo se il lavoratore denuncia l’irregolarità entro il quinquennio. Non controllare il proprio estratto in tempo può comportare la perdita definitiva di settimane preziose.

Pensione vecchiaia: tra regole generali e deroghe

La pensione vecchiaia resta, quindi, il punto di riferimento principale del sistema previdenziale. L’età di accesso è fissata a 67 anni, con l’obbligo dei 20 anni di contribuzione per la maggior parte delle persone. Tuttavia, le deroghe descritte offrono una possibilità in più a chi ha maturato condizioni particolari nel corso della carriera.

Avere la possibilità di accedere con soli 15 anni di contributi rappresenta un sostegno importante per chi, a causa di vicende lavorative o normative, non è riuscito a raggiungere la soglia ordinaria.

Riassumendo

  • Pensione vecchiaia: servono 67 anni e 20 anni di contributi.
  • Contributi riscattati, come la laurea, sono validi per diritto e importo pensione.
  • Tre deroghe consentono la pensione vecchiaia con soli 15 anni di contributi.
  • Deroga 1: almeno 15 anni maturati entro il 31 dicembre 1992.
  • Deroga 2: autorizzazione ai versamenti volontari concessa entro il 1992.
  • Deroga 3: carriere discontinue o stagionali con meno di 52 settimane per 10 anni.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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