Polemiche a non finire sulle pensioni che il governo avrebbe deciso di introdurre nel sistema italiano in vista del 2026. Polemiche soprattutto sulla pensione a 64 anni di età nel 2026. Perfino la Fornero ha preso la parola, sottolineando alcuni aspetti che meriterebbero un approfondimento, in particolare sull’utilizzo del TFR per anticipare l’uscita dal lavoro.
E naturalmente sindacati, opposizioni e detrattori del governo hanno puntato subito il dito sui possibili problemi per i giovani precari, con stipendi e TFR bassi, che rischierebbero di non poter accedere a questa possibilità in futuro. Senza contare il rischio di non percepire mai realmente il TFR, visto che dovrebbe essere incassato a rate per poter superare le soglie minime di pensione.
Si tratta, in parte, di schermaglie politiche e forse ideologiche, che possono nascondere una piccola verità ma che non descrivono l’intero quadro. Perché la pensione a 64 anni nel 2026 potrebbe essere raggiunta anche senza ricorrere al TFR. Ma non c’è solo questo.
Pensione a 64 anni nel 2026, c’è chi può uscire senza toccare il TFR
Nel 2026 sarà possibile andare in pensione a 64 anni utilizzando il TFR come rendita mensile, oppure ricorrendo alla rendita maturata nei fondi pensione integrativi. In alternativa, ci si potrà ritirare semplicemente grazie alla carriera lavorativa svolta e ai contributi versati all’INPS nella previdenza obbligatoria.
Se questo non fosse possibile, resterebbe l’uscita a 67 anni, come avviene oggi e come avveniva in passato. Potrà piacere o meno l’idea di usare il TFR per anticipare la pensione, ma, a conti fatti, il sistema – se il governo introdurrà davvero la cosiddetta quota 89 – si arricchirà di una nuova modalità di uscita anticipata.
E non è affatto comune trovare una misura di questo tipo, favorevole quantomeno dal punto di vista della contribuzione.
È vero che la soglia da raggiungere, pari a 3 volte l’assegno sociale, può sembrare troppo elevata. Ma questo limite non è affatto una novità: è sempre stato così per la pensione anticipata contributiva, finora riservata a chi non aveva contributi prima del 1996, e che dal 2026 potrebbe invece essere estesa a tutti.
Per questo le polemiche appaiono in parte inutili. Oggi, ad esempio, chi ha 25 anni di contributi e compie 64 anni nel 2026 non potrebbe accedere alla pensione se rientra nel sistema misto. Domani, invece, potrà avere una possibilità in più. Difficile da centrare, diranno alcuni, ma pur sempre una possibilità.
Ecco le opzioni sul tavolo che i lavoratori si troverebbero nel 2026
Andare in pensione a 64 anni nel 2026 significherebbe avere davanti diverse opzioni. Nessuno obbligherà i lavoratori a rinviare l’incasso del TFR per anticipare l’uscita dal lavoro: sarà una libera scelta.
Per ottenere la pensione a 64 anni con 25 anni di contributi, occorrerà raggiungere un assegno pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, cioè circa 1.620 euro al mese. Questo risultato potrà essere centrato in tre modi:
- usando esclusivamente quanto accumulato all’INPS, senza ricorrere ad altri strumenti (come già avviene oggi per le pensioni di vecchiaia a 67 anni o per le anticipate);
- sommando la rendita dei fondi pensione integrativi, anticipandola rispetto ai 67 anni e aggiungendola a quella dell’INPS;
- utilizzando il TFR non come liquidazione in un’unica soluzione, ma trasformandolo in una rendita mensile da sommare ai contributi versati.
Pensione a 64 anni nel 2026, valida opportunità, zero chiacchiere
Le variabili sono dunque tre. Nel primo caso non cambia nulla di particolare, ma la possibilità di uscire a 64 anni rappresenta una vera novità da accogliere con favore, perché apre concretamente all’anticipo pensionistico.
È utile a chi ha 40 anni di contributi (sufficienti nella maggior parte dei casi per raggiungere i 1.620 euro mensili), ma anche a chi ha carriere di 30-39 anni.
Inoltre, molti sarebbero disposti ad accettare l’uso delle rendite integrative o del TFR pur di uscire dal lavoro. Perché 3 anni in meno non sono poca cosa: significano 63.180 euro in più (21.060 euro all’anno per tre anni) per chi altrimenti non avrebbe scelta se non attendere il 2029 e i 67 anni.
In definitiva, oggi le possibilità di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi sono praticamente nulle. Nel 2026 ci sarà invece un’opzione in più. E chi non vorrà sfruttare il TFR o i fondi pensione integrativi potrà semplicemente scegliere di non farlo.