Ennesimo record per l’oro nella seduta del 10 settembre, con la quotazione spot ad essere salita fin quasi a 3.660 dollari per oncia. I guadagni da inizio anno sfiorano il 40%. Anche tenuto conto dell’indebolimento del dollaro di questi mesi, superano il 25% in euro. Non passa più giorno o al limite settimana senza che venga raggiunto un nuovo massimo storico. E il metallo giallo brilla con i rendimenti globali in rialzo, specie sul tratto lungo della curva. In genere, accade il contrario. Bond più appetibili dirottano i capitali dal bene rifugio per antonomasia.
Oro da record con caos globale
Il fatto che l’oro segni nuovi record con i rendimenti in rialzo è emblematico dei tempi che stiamo vivendo. Il segnale che lancia è preciso: il mondo è nel caos. Non esistono più punti fermi. Se guardate al grafico delle quotazioni, scoprirete che esse s’impennarono nei caotici anni Settanta e fino agli inizi degli anni Ottanta.
Le cause furono i disordini monetari e l’inflazione che ne conseguì, rinfocolata dalle tensioni geopolitiche sfociate in due crisi petrolifere.
Perlomeno, in quella fase storica ci si muoveva tra alcune certezze. C’era il blocco occidentale guidato saldamente dagli Stati Uniti e c’era il blocco comunista in mano all’Unione Sovietica. Oggi, la situazione è a dir poco molto più magmatica. L’Occidente è diviso, al suo interno instabile e indebolito da un crescente scollamento tra opinione pubblica e governi. Dall’altra parte ci sono i BRICS, che significano tutto e niente. La Cina è l’avversaria diretta, così come la Russia di Vladimir Putin. Ma rompere con Pechino non è facile, essendosi le economie mondiali intrecciate tra loro come mai prima nella storia.
Disordine geopolitico crescente
Il Medio Oriente è in ebollizione, l’Africa si sta allineando vistosamente a Cina e Russia e l’America Latina è diventata per certi aspetti indecifrabile. Di sicuro c’è che nessuno più controlla gli altri a sufficienza per poter garantire le condizioni minime di stabilità geopolitica. Prova ne sono lo stallo sull’accordo di pace tra Russia e Ucraina e l’escalation senza fine tra Israele e Hamas. I record dell’oro sono frutto proprio di queste incertezze plateali. I dazi di Trump cosa sono se non la spia di un crescente allontanamento tra gli stessi USA e l’Europa?
Le tensioni portano anche disordine fiscale. L’UE ha annunciato un piano di riarmo per allentare la dipendenza dall’alleato americano. Tradotto: debiti per centinaia di miliardi di euro all’anno in più. Sale il rischio che le banche centrali debbano trovare il mondo di essere accomodanti per permettere ai governi di finanziari a costi ragionevoli. In parole povere, aspettiamoci tassi d’inflazione stabilmente più alti. E già oggi essi stanno accendendo la miccia delle tensioni sociali.
Eccesso di debiti e scenario bellico
Francia, Regno Unito e Stati Uniti sono finiti di recente nel mirino dei mercati per l’eccesso di debiti. Le rispettive opinioni pubbliche sono in subbuglio, non ne vogliono sentire di compiere sacrifici per risanare i conti pubblici. Ma la matematica è spietata. Chi paga? Ecco perché l’oro sale e segna nuovi record.
Non si vede più un filo logico dietro alle gesta politiche di questo o quel governo. Se la Germania era un’àncora di stabilità fiscale fino a poco tempo fa, adesso si sta europeizzando. I rendimenti tedeschi sono esplosi negli ultimi mesi, scontando emissioni di Bund in crescita.
Governi deboli ricorrono più facilmente ai debiti e possono sfogare le frustrazioni interne con la ricerca di nemici esterni. Insomma, la guerra sarebbe più vicina che mai. Papa Francesco definì il periodo che stiamo vivendo “terza guerra mondiale a pezzi”. Il prezzo dell’oro salirà verso record sempre più alti. E più lo farà, più svelerà la crisi degli asset tradizionali e i rischi insiti in essi. I bond a lungo termine fanno paura, perché non sappiamo più con quali condizioni macro faremo i conti tra 10, 20 o 30 anni. Le borse salgono, trainate dal boom delle società della difesa e dalle banche. Le economie, però, non appaiono così in salute come lascerebbero supporre le quotazioni azionarie. Anzi, gli USA rallentano e l’Europa è quasi ferma da anni.
Record oro con fine di un’era
Il record dell’oro ci racconta anche di una parte del mondo che vuole allontanarsi dal dollaro e accumula lingotti. E’ la spia di una crescente sfiducia nell’attuale valuta di riserva. Come se non bastasse, l’indipendenza delle banche centrali è sotto assedio. Platealmente negli USA, dove il presidente Donald Trump reclama il taglio dei tassi e minaccia il governatore Jerome Powell di licenziarlo. Sotto traccia, però, anche gli altri principali istituti subiscono le pressioni dei governi per ottenere tassi più bassi e acquisti di bond. La fine di un’era durata un quarantennio e che aveva garantito la stabilità dei prezzi e l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

