La Francia di Emmanuel Macron è in panne e a farne le spese sono i suoi bond sovrani. I rendimenti a 30 anni sono saliti ai massimi dal 2009 e lo spread con la Germania si è allargato a 80 punti base, quasi azzerando le distanze con l’Italia. L’8 settembre è molto probabile che passi la sfiducia dell’Assemblea Nazionale contro il governo di François Bayrou. Le sue politiche di austerità non piacciono né a destra e né a sinistra. Il primo ministro è a caccia di 44 miliardi di euro per cercare di abbassare il deficit verso il 4,6% del Pil concordato con l’Unione Europea per il 2026.
Per quest’anno si attesterebbe al 5,4% o al 5,6%.
Bond in Francia per un quarto in mano alla BCE
I bond della Francia oggi sono simili ai BTp nei lunghi anni di crisi. E per il 55% sono nelle mani di creditori stranieri. Il restante 45% è quasi equamente suddiviso tra investitori domestici e Banca Centrale Europea (BCE). Questa detiene quasi 700 miliardi di euro in Oat, per l’esattezza 694 miliardi a fine agosto tramite i due programmi monetari noti come Quantitative Easing (QE) e PEPP. Entrambi sono cessati con la necessità dell’istituto di combattere l’inflazione per riportarla al target del 2%.
Oat stabili in agosto, meno BTp a bilancio
Man mano che i bond in portafoglio arrivano a scadenza, non vengono più rinnovati (Quantitative Tightening). Ciò riduce gradualmente il loro ammontare a bilancio. Da inizio anno, la montagna di titoli di stato con il solo QE si è abbassata di quasi 177 miliardi. Attraverso le variazioni mensili per ciascuno stato emittente, siamo in grado di monitorare l’eventuale sostegno offerto dalla BCE a questo o quel mercato sovrano.
Nel mese di agosto, ad esempio, i titoli di stato con il QE si sono ridotti di 13,114 miliardi e con il PEPP di 8,994 miliardi. I bond della Francia, però, sono rimasti complessivamente invariati: -14 milioni di euro con il primo programma e 0 con il secondo.
Nello stesso mese, i BTp si sono ridotti di 5,722 miliardi, il 25,9% del calo complessivo. I Bund della Germania hanno inciso per oltre il 71%, qualcosa come 15,723 miliardi. Questi numeri ci dicono che la BCE stia cercando di sostenere i bond della Francia in questa fase. Evita di ridurne l’ammontare e vende a piene mani i titoli tedeschi per comprimere gli spread. L’Italia non avrebbe, tuttavia, ragione di lamentarsi. I BTp a bilancio pesano ancora per il 15,2% del totale con il QE, percentuale più bassa del 16% teorico loro spettante. Con il PEPP, però, si rifanno con una quota del 17,1%. Va detto che questo secondo programma non è vincolato formalmente ad alcun “capital key”.
Bund restano sottopesati
Ad ogni modo, malgrado l’aiutino estivo i bond della Francia pesano per il 19,8% del totale con il QE e per il 18,2% con il PEPP. La loro quota sarebbe del 20%. Dunque, la BCE starebbe riallineando i valori effettivi a quelli teorici, fatta eccezione per la Germania. I Bund pesano solamente per il 23,2% con il QE e il 22,8% con il PEPP contro una quota teorica del 26,6%. A conti fatti, la Francia resta in lievissimo credito e l’Italia in lieve debito con Francoforte.
Se dovessimo allineare perfettamente il portafoglio alle grandezze di riferimento, le vendite nette di BTp dovrebbero aumentare di altri circa 8,5 miliardi.
BCE vitale per bond della Francia
Il fatto che la BCE venda BTp e lo spread italiano continui a scendere, si rivela un ottimo segnale. Significa che c’è domanda di Italia sui mercati, mentre i bond della Francia se la passerebbero ancora peggio senza il sostegno della BCE. Probabile anche che il peso dei Bund cresca in futuro con l’annunciato aumento del debito tedesco. La scarsa liquidità finora ha pesato sugli acquisti istituzionali. E con rendimenti più alti, la stessa Francoforte troverebbe interessante esporsi un po’ di più verso il suo primo azionista.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
