Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Perché usare il TFR per anticipare la pensione rischia di essere una pessima idea

La previdenza è un cantiere sempre aperto in Italia e la conclusione dei lavori non ha mai una data fissata. In vista della prossima legge di Bilancio, i partiti della maggioranza cercano di serrare i rispettivi ranghi sui capitoli più delicati. Da pochi giorni circola una proposta della Lega, che riguarda l’uso del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) per consentire ai lavoratori dipendenti di anticipare la pensione a 64 anni. Ci starebbe lavorando il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, non a caso esponente del Carroccio. TFR per anticipare la pensione Il discorso è complesso. In Italia risultano meno di 10
3 mesi fa
2 minuti di lettura
TFR per la pensione
TFR per la pensione © Investireoggi

La previdenza è un cantiere sempre aperto in Italia e la conclusione dei lavori non ha mai una data fissata. In vista della prossima legge di Bilancio, i partiti della maggioranza cercano di serrare i rispettivi ranghi sui capitoli più delicati. Da pochi giorni circola una proposta della Lega, che riguarda l’uso del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) per consentire ai lavoratori dipendenti di anticipare la pensione a 64 anni. Ci starebbe lavorando il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, non a caso esponente del Carroccio.

TFR per anticipare la pensione

Il discorso è complesso. In Italia risultano meno di 10 milioni gli iscritti a una qualche forma di previdenza complementare.

Molto pochi rispetto agli oltre 24 milioni di occupati, che già rappresentano una percentuale bassa (63% scarso) delle persone in età lavorativa (15-24 anni). Serve incentivare le adesioni ai fondi pensione, ma il principale ostacolo non è dato dall’ignoranza, come con faciloneria sostengono politici e giornali. I bassi stipendi impediscono ai lavoratori di accantonare le risorse sufficienti per la vecchiaia.

D’altra parte si avverte la necessità di rendere più flessibile il sistema pensionistico. L’uscita a 67 anni – e in prospettiva sempre più tardi – per uomini e donne serve a garantire l’equilibrio dei conti INPS. Tuttavia, ci sono alcune categorie che vorrebbero poter uscire dal lavoro prima. Durigon punta alla pensione a 64 anni per tutti, sfruttando un meccanismo già esistente. Esso consiste nel consentire il pensionamento anticipato, ma a certe condizioni:

  • almeno 25 anni di contributi versati dal 2025 e 30 anni dal 2030
  • lavoratore rientrante nel sistema contributivo puro
  • assegno mensile non inferiore a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.616 euro nel 2025).

L’idea della Lega sarebbe di ampliare la platea per comprendere anche coloro che rientrano nel sistema misto. Trattasi dei lavoratori che hanno versato il primo contributo prima del 1996. Poiché il limite dell’importo resta un ostacolo per i più, ecco la possibile soluzione: sfruttare il TFR presso l’INPS come integrazione rispetto al montante contributivo, al fine di anticipare la pensione.

Lega fu contraria ad “esproprio”

Quale sarebbe la conseguenza spicciola? I lavoratori deciderebbero su base volontaria di non incassare più il TFR alla cessazione del rapporto di lavoro. In cambio, lo userebbero per crearsi una rendita mensile da sommare a quella determinata dai contributi versati. Diverrebbe più facile raggiungere il requisito legato all’importo dell’assegno. Una scappatoia per alcuni senz’altro interessante. Il problema sta a monte: legare il TFR alla pensione è un esercizio mentale sbagliato.

Il TFR è un elemento differito della retribuzione del lavoratore. Si tratta di una mensilità annuale (all’incirca) che il datore accantona per suo conto. Per le imprese sopra i 50 dipendenti, l’accantonamento è da anni obbligatorio presso l’INPS. Per le altre dipende dalla volontà del lavoratore se lasciarlo in azienda o affidarlo a un fondo negoziale o presso l’ente di previdenza. Pensate che al tempo le resistenze per l’accantonamento presso l’INPS arrivarono proprio dalla Lega, che parlò di “tentato esproprio” ai danni di lavoratori e aziende.

Mani dello stato in busta paga

Molti non sanno, infatti, che il TFR è diventato uno strumento di sostegno alla liquidità aziendale. Gli accantonamenti vengono sfruttati dalle imprese come alternativa al ricorso al credito bancario. Trattasi a tutti gli effetti di una posta (temporaneamente) attiva dei loro bilanci. Perché legare al TFR alla pensione non sembra una buona idea? Essa sposta l’attenzione dal problema principale dei bassi stipendi come ostacolo all’adesione alla previdenza complementare. Il legislatore sta suggerendo ai lavoratori che potranno arrangiarsi contando sulle stesse risorse di cui dispongono ad oggi.

Gli interventi di questi ultimi anni sono illuminanti. Sul TFR, come detto, si introdusse ormai quasi un ventennio fa il meccanismo del silenzio-assenso per spingere i lavoratori a cederlo all’INPS. Sul TFS, che è il corrispettivo per i dipendenti pubblici, è stato previsto un indegno dilazionamento sopra i 50.000 euro. La retribuzione differita è diventata oggetto di attenzioni, come se non fosse un qualcosa che spetti al lavoratore indipendentemente da tutto il resto. Il messaggio inviato al mercato del lavoro è sbagliato: finanziare il pensionamento anticipato con i soldi degli stessi lavoratori. Non è una soluzione, bensì un’operazione di maquillage.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Le banche centrali hanno perso il controllo della curva dei rendimenti
Articolo precedente

Le banche centrali hanno perso il controllo della curva dei rendimenti

Bond a 100 anni dell'Austria sotto 30 centesimi
Articolo seguente

Bond a 100 anni dell’Austria: discesa sotto 30 non è segnale di acquisto