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Oggi: 05 Dic, 2025

Dazi al 39%, la Svizzera paga il boom dell’oro

Corsa della Svizzera a trattare con gli USA di Trump per abbassare i dazi dal 39% annunciato nei giorni scorsi. La causa è l'oro.
4 mesi fa
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Dazi al 39% in Svizzera
Dazi al 39% in Svizzera © Licenza Creative Commons

Trattative serrate tra Svizzera e Stati Uniti dopo che l’amministrazione Trump ha annunciato che da questa settimana imporrà dazi al 39% sulle merci importate dalla confederazione elvetica. Uno choc che ha spinto nei giorni scorsi la presidente Karin Keller-Sutter a chiamare la Casa Bianca. L’esito del colloquio è stato un nulla di fatto. Tra i due ci sarebbe stata una discussione “fredda”. I partiti premono per rilanciare il negoziato, altrimenti l’economia alpina rischia pesanti contraccolpi.

Boom export verso gli USA

La Svizzera maturò nel 2024 un avanzo commerciale di 38,3 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. Tuttavia, già nei primi 5 mesi di quest’anno tale avanzo era esploso a 47,9 miliardi. E sarebbe stato proprio questo trend a mandare il presidente Donald Trump su tutte le furie. Anziché ridursi, lo sbilanciamento nelle relazioni commerciali aumenta a sfavore dell’economia americana.

In realtà, le cose sono un tantino più complicate. La Svizzera è un hub mondiale di oro. Lo importa dal resto del pianeta, lo raffina e lo rivende. Ed è accaduto che nei soli primi tre mesi dell’anno le esportazioni elvetiche verso gli USA siano state trainate per ben 36 miliardi di dollari proprio dai lingotti, incidendo per oltre la metà del totale. E c’entrano proprio i dazi. Dopo che Trump è tornato alla Casa Bianca, c’è stato un grosso deflusso di lingotti dalla Banca d’Inghilterra. Due le ragioni: al COMEX di New York le quotazioni dell’oro erano più alte rispetto a quelle vigenti sul London Bullion Market, offrendo opportunità di arbitraggio.

Svizzera hub mondiale dell’oro

Ma, soprattutto, gli investitori temevano che Trump avrebbe imposto i dazi anche sulle importazioni di oro e per questo ne avevano esportato un grande quantità in anticipo.

Come abbiamo visto, il metallo è stato escluso dalla guerra commerciale. Fatto sta che tutto questo oro in uscita è passato prima dalla Svizzera. Perché? Alla Banca d’Inghilterra i lingotti vengono depositati in dimensioni di 400 once l’uno, mentre a New York si negoziano a 100 once l’uno. In Svizzera i lingotti sono stati praticamente ridimensionati per renderli successivamente negoziabili negli USA.

Sembra una beffa. La Svizzera pagherà dazi al 39% per avere beneficiato di un trend seguito al timori dei dazi stessi. Il governo confederale starebbe trattando sulla promessa di acquistare gas americano. Un po’ com’è accaduto con l’Unione Europea. Trump già nel primo mandato aveva inserito il franco svizzero nella lista delle valute manipolate per sostenere la competitività dell’economia. Un’accusa che la confederazione ha sempre rigettato. Fatto sta che adesso sarebbe più difficile per la Banca Nazionale Svizzera adottare eventualmente tassi negativi ancora una volta per reagire alla bassa inflazione. Questa, pur in risalita dallo 0,1% di giugno e dal -0,1% di maggio, era ancora solo allo 0,2% a luglio. A giugno i tassi di interesse sono stati azzerati.

Dazi grosso problema per l’economia in Svizzera

Certo, in caso di mancato accordo, cioè se realmente la Svizzera sarà penalizzata con dazi al 39%, lo scenario dei tassi negativi si farebbe più concreto.

La gelata dell’economia alpina autorizzerebbe l’istituto ad allentare ulteriormente la politica monetaria, in previsione di una possibile fase transitoria di deflazione. Ecco perché il cambio contro il dollaro da ieri si è indebolito e anche con l’euro ha seguito un trend simile dopo l’annuncio di Washington. Ricordiamo che le esportazioni hanno inciso per il 47,5% del Pil nel 2024 e l’avanzo commerciale complessivo per l’8,4%.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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