Il riscatto della laurea è uno strumento previdenziale che consente di trasformare il periodo di studi universitari in anni contributivi validi ai fini pensionistici.
Attraverso il versamento di una somma all’INPS, corrispondente ai contributi che sarebbero stati maturati in attività lavorativa durante quel periodo, è possibile incrementare l’ammontare della pensione futura. In alcuni casi, questo processo può anche anticipare l’accesso alla pensione, ma non sempre garantisce un’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Il pagamento del riscatto della laurea
L’operazione di pagamento del riscatto della laurea può essere effettuata in un’unica soluzione oppure suddivisa in rate, offrendo una maggiore flessibilità in base alle disponibilità economiche dell’interessato.
Il costo per il riscatto della laurea è recuperabile nel 730.
Per avviare la procedura, è essenziale che il titolo di studio sia già stato conseguito e che gli anni di studio non siano già coperti da altri versamenti previdenziali. Unica eccezione è il caso in cui il riscatto sia effettuato contemporaneamente in un ente professionale e presso una gestione INPS.
Ambito oggettivo dell’operazione
L’ambito del riscatto della laurea è piuttosto ampio e include diversi tipi di percorsi accademici. Tra i titoli ammissibili rientrano le lauree del vecchio ordinamento, quelle triennali, specialistiche e magistrali, anche se a ciclo unico, nonché i diplomi di specializzazione e i dottorati di ricerca privi di copertura contributiva. Sono riscattabili anche i diplomi accademici di primo e secondo livello e quelli relativi alla formazione artistica e musicale superiore.
Tuttavia, i master universitari, pur se rilasciati da atenei riconosciuti, restano esclusi dalla possibilità di riscatto. Per i titoli ottenuti all’estero, il riconoscimento deve passare attraverso il Ministero dell’Università e della Ricerca, secondo quanto chiarito dall’INPS.
È importante sottolineare che il periodo riscattabile è limitato alla durata legale del corso: eventuali anni fuori corso non rientrano nel conteggio dei contributi.
Riscatto della laurea: non sempre c’è l’anticipo della pensione
Detto che il riscatto della laurea non è gratuito, occorre valutarne certamente la convenienza. Uno degli aspetti positivi, come già evidenziato, è la possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.
Si pensi, ad esempio, ad un soggetto che ha 62 anni di età e 36 anni di contributi. Lo stesso soggetto è laureato con un corso di studi della durata di 4 anni. Questi potrebbe riscattare i 4 anni della laurea. In questo modo maturerebbe i requisiti per la pensione anticipata flessibile, ossia Quota 103. Una forma di pensionamento che oggi chiede di aver maturato 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Ma non sempre il riscatto della laurea permette di anticipare la pensione. Si pensi a un soggetto che oggi ha 65 anni di età e 16 anni di contributi. Questi ha anche la laurea conseguita in un percorso di studi universitari di 4 anni. Riscattando questi anni, maturerebbe 20 anni di contributi. Ciò non basterebbe per andare in pensione, in quanto dovrà comunque aspettare il compimento dei 67 anni di età. Solo allora maturerà i requisiti per la pensione di vecchiaia che richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi.
Riassumendo
- Il riscatto della laurea trasforma gli anni di studio in contributi pensionistici validi.
- È possibile versare in un’unica soluzione o rate, in base alle disponibilità.
- Ammessi vari titoli universitari, esclusi master e anni fuori corso.
- Titoli esteri riscattabili solo se riconosciuti dal Ministero dell’Università e Ricerca.
- Può anticipare la pensione, ma non sempre garantisce uscita anticipata dal lavoro.
- Va valutata la convenienza economica, poiché il riscatto ha un costo.