L’assistenza con la legge 104 non è solo fisica. Come canta Paola Turci con il brano Ti amerò lo stesso: “Ti aspetterò, ti prenderò come un sorriso, fino a casa quando torni deluso. Sarai da curare, ancora troppo tempo da passare, che hai sprecato. Ritirati dalla tua strada che hai guidato. Ti guiderò io adesso. Io ti amerò lo stesso”.
Parole che raccontano una forma di cura che va oltre il corpo. Parlano infatti di presenza, pazienza e ascolto.
Sembrano scritte per chi ogni giorno si prende cura di un familiare in difficoltà, non solo aiutandolo a camminare o a vestirsi, ma anche attraverso gesti concreti, attenzioni mirate, momenti in cui si offre il proprio supporto dove davvero necessario.
Ecco perché è importante ricordare che l’assistenza riconosciuta dalla Legge 104 non si limita al sostegno fisico, né richiede di essere presenti tutto il giorno. La cura, infatti, si misura anche nella disponibilità e nella capacità di esserci quando conta.
104: l’assistenza non è solo quella fisica
La Legge 104 è stata introdotta al fine di tutelare le persone con disabilità e chi si prende cura di loro. Diverse le misure messe in campo come, ad esempio, i permessi Legge 104, grazie a cui poter conciliare al meglio gli impegni personali con quelli professionali. Per poter accedere a queste agevolazioni è necessario essere in possesso di una certificazione medica che attesti la presenza di patologie invalidanti.
Tra le condizioni che possono rientrare nella tutela della Legge 104 si annoverano malattie come diabete grave, obesità patologica, depressione clinica, cardiopatie, tumori e morbo di Alzheimer. Queste patologie compromettono significativamente la qualità della vita e spesso portano anche al riconoscimento di importanti sostegni economici e lavorativi.
Cosa dice la Cassazione
In tale ambito uno degli aspetti più discussi riguarda l’utilizzo dei giorni di permesso previsti dalla legge. A tal proposito è importante sapere quali attività siano consentite e quali no. Ebbene, in base una recente sentenza della Corte di Cassazione, l’assistenza non si limita alla presenza fisica accanto alla persona disabile. Rientrano nelle attività permesse anche quelle che il disabile non è in grado di svolgere da solo, come fare la spesa, andare in farmacia, recarsi dal medico o sbrigare pratiche in posta. Entrando nei dettagli, come stabilito dall’Ordinanza numero 1227 del 17 gennaio 2025, si deve tener conto:
“non soltanto delle prestazioni di assistenza diretta alla persona disabile, ma anche di tutte le attività complementari ed accessorie, comunque necessarie per rendere l’assistenza fruttuosa ed utile, nel prevalente interesse del disabile avuto di mira dal legislatore. In questo senso rileveranno le attività (e i relativi tempi necessari) finalizzate ad esempio all‘acquisto di medicinali, al conseguimento delle relative prescrizioni dal medico di famiglia, all’acquisto di generi alimentari e di altri prodotti per l’igiene, la cura della persona e il decoro della vita del disabile, o infine alla possibile partecipazione di quest’ultimo ad eventi di relazione sociale, sportiva, religiosa ecc”.
I giorni di permessi legge 104, d’altronde, servono a garantire un supporto a coloro che ne hanno bisogno.
Se il caregiver ne usufruisce per andare ad esempio al mare oppure dall’estetista, viene meno il principio posto alla base di tale agevolazione. Questo, però, non vuol dire che si debba restare necessariamente tutto il giorno rinchiusi nella dimora della persona non autosufficiente. L’importante è che ogni azione sia chiaramente collegata alle esigenze della persona assistita. Ciò significa che l’attività svolta durante il permesso deve sempre essere coerente con le finalità dell’assistenza, anche se si svolge fuori casa.