Guardare al futuro in tema di pensioni è qualcosa che rischia di compromettere emotivamente chi deve ancora andarci. Anche chi guarda al 2027, perché sarebbe l’anno del perfezionamento dei requisiti, rischia di perdere il sonno viste le prospettive che si stanno delineando.
Dal 2027, infatti, potrebbe essere necessario attendere diversi mesi in più per raggiungere la pensione per chi punta a quella per limite anagrafico. E potrebbero servire mesi di lavoro in più per chi invece mira alla pensione per limite contributivo.
Il motivo è semplice: la legge Fornero è ancora in vigore, mai modificata, corretta né tantomeno cancellata.
Il superamento della riforma Fornero non c’è stato ed è rimasto un progetto irrealizzato
Il superamento della riforma Fornero non si è mai concretizzato ed è rimasto un progetto irrealizzato.
Ora, la riforma introdotta dal governo Monti rischia, nel 2027, di imprimere un nuovo scossone alle regole del pensionamento.
Potrebbe impattare anche sulle modalità di calcolo delle pensioni, che non solo si allontanano nel tempo, ma rischiano anche di diventare più basse.
Pensioni 2027 con la legge Fornero: torna l’incubo per chi non è ancora in pensione
Dal 2019, chi intende accedere alla pensione di vecchiaia deve aver compiuto 67 anni ed aver versato almeno 20 anni di contributi: si tratta del doppio requisito previsto per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Sempre dal 2019, i requisiti contributivi per la pensione anticipata sono fermi a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. La pensione anticipata ordinaria non prevede limiti di età anagrafica.
Va detto, però, che una novità è stata introdotta: è stata applicata una finestra di tre mesi per la decorrenza dei trattamenti.
Anche in assenza di modifiche ai requisiti di uscita, i pensionati anticipati perdono tre mesi di trattamento per effetto di questa finestra.
Aumentano i requisiti dal 2027, e le pensioni restano ancorate alla legge Fornero
Perché, se i requisiti non sono cambiati dal 2019, si rischia un aumento dal 2027? Solo gli addetti ai lavori sanno cosa accade ai requisiti pensionistici di anno in anno.
Il motivo sta nel meccanismo che collega i requisiti all’aspettativa di vita: più aumenta la longevità degli italiani, più si alzano i requisiti per andare in pensione.
Il sistema previdenziale regge solo se l’INPS non si trova a pagare pensioni per periodi sempre più lunghi a pensionati sempre più longevi. E, allo stesso tempo, più aumenta la vita media, più le pensioni si riducono, per effetto delle regole di calcolo.
Nel 2019 si verificò l’ultimo scatto di 5 mesi, dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita. Successivamente, con la pandemia e l’alto numero di decessi, la stima di vita diminuì, portando a una riduzione di 4 mesi.
Oggi, con la ripresa dell’aumento della longevità, si registrano 7 mesi in più rispetto al periodo pandemico. Al netto dei 4 mesi “persi”, il potenziale incremento dei requisiti dal 2027 sarebbe di 3 mesi.
E questo non solo per effetto diretto della legge Fornero, ma anche perché il collegamento alla speranza di vita è stato proprio da essa potenziato.
Ecco come funzionerà il cambio di calcolo dei trattamenti
Perché, allora, si parla solo di ipotesi di aumento dei requisiti? Il dubbio nasce dal fatto che il governo starebbe valutando la possibilità di posticipare l’effetto dell’incremento dell’aspettativa di vita, evitando così di applicarlo già dal 2027 ai requisiti per il pensionamento.
Ma, in assenza di un provvedimento ufficiale, l’ipotesi di un incremento non può essere esclusa. Anzi, per dare ossigeno a un sistema previdenziale in difficoltà, l’applicazione dell’aumento potrebbe essere la soluzione più logica.
Se, dunque, l’aumento dei requisiti di 3 mesi è ancora in dubbio, lo stesso non si può dire per quanto riguarda le regole di calcolo delle pensioni: dal 2027, queste cambieranno certamente in senso peggiorativo.
Ogni due anni, infatti, vengono aggiornati i coefficienti di trasformazione, cioè i parametri che legano l’ammontare dei contributi versati all’importo dell’assegno pensionistico, sulla base dell’aspettativa di vita.
Anche se la stima di vita dovesse calare, i coefficienti saranno comunque aggiornati. Una vita media più bassa genera pensioni più alte. Al contrario, una vita media più lunga porta a pensioni più basse.
Nel calcolo contributivo, i coefficienti di trasformazione si abbassano con l’aumentare della longevità, e si alzano se la vita media scende. È un meccanismo automatico, e nulla si può fare per modificarlo.
Pertanto, dal 1° gennaio 2027, le pensioni saranno liquidate in misura meno favorevole rispetto a quelle calcolate fino al 31 dicembre 2026, proprio a causa dell’aumento della speranza di vita.