Sono attesi 66 milioni di turisti stranieri per oltre 267 milioni di presenze complessive per quest’anno. Il turismo in Italia continua ad andare molto bene, anche se in molte località il tutto esaurito non ci sarebbe in piena estate, complici i rincari che stanno tenendo alla larga molte famiglie del Bel Paese da stazioni balneari e località di montagna.
Turismo non è petrolio d’Italia
Siamo fin troppo abituati a sentire espressioni come quella per cui il turismo sarebbe il “petrolio” dell’Italia. Mai affermazione più sbagliata. Il petrolio è una materia prima tendenzialmente in esaurimento, mentre così non si può dire (per fortuna) di bellezze naturalistiche, paesaggi, siti culturali, chiese, musei, monumenti, buon cibo, clima e capacità di accoglienza.
Se si vuole intendere, invece, che così come il petrolio può alimentare un boom della nostra economia, forse è ancora peggio.
Il turismo in Italia è una voce certamente importante della nostra economia. Crea nel complesso il 13% dell’occupazione, dando lavoro ad oltre 3 milioni di persone. E incide per il 10,8% del Pil. Basterebbero questi dati per dedurre due cose: il settore dell’accoglienza serve all’economia e allo stesso tempo non può esserne il motore della crescita. Proprio così. I numeri appena citati, infatti, ci dicono che il turismo dà da mangiare a 13 lavoratori su 100, ma questi contribuiscono per meno dell’11% alla creazione della ricchezza. In altre parole, è un settore a bassa produttività.
Bassa produttività, bassi stipendi
Non si tratta di avere investito male le risorse o di scarsa programmazione. Il discorso vale in ogni dove, dalla Spagna alla Grecia a qualsiasi altra meta mondiale di successo.
Senza turismo il Pil in Italia sarebbe più basso, ci sarebbe certamente un minore gettito fiscale e molte persone non lavorerebbero. Insomma, staremmo peggio. Ma immaginare che potremmo crescere grazie al turismo, è sbagliato. Trattandosi di un settore che contribuisce alla creazione della ricchezza in misura inferiore rispetto all’uso delle risorse impiegate, affidarsi al solo turismo equivale a condannarsi alla stagnazione.
Perché accade questo? Per servire un turista servono tante persone: il cameriere e il cuoco in un ristorante, l’addetto alla reception e quello alle pulizie in albergo, la guida per le escursioni, l’autista di un bus, il bagnino in spiaggia, ecc. Quanto dovrebbe spendere per garantire a tutti costoro redditi adeguati? Non è un caso che negli ultimi anni, assistiamo a un fenomeno apparentemente paradossale. Da un lato registriamo record di presenze di anno in anno, dall’altro mancano dai camerieri ai bagnini, perché gli stipendi sono considerati poco attraenti.
Rischi di segnali negativi per mercato del lavoro
Se il turismo in Italia cresce, si può immaginare che porti sempre più ricchezza e, quindi, che ci sarebbero risorse a sufficienza per tutti gli addetti nel settore. Purtroppo, non è così. Per quanto accennato sopra, più aumentano le presenze e più c’è bisogno di personale e strutture. I costi tendono a lievitare anche più dei ricavi, per cui gli stipendi non possono essere adeguati come da aspettative.
Anche questo fenomeno starebbe contribuendo ai rincari. Poiché le attività non riescono sempre a garantire una maggiore offerta per carenza di risorse umane disponibili, a fronte di una maggiore domanda aumentano i prezzi per massimizzare i profitti.
Ci sarebbe da mettere in conto anche l’impatto che in Italia rischia di avere una politica votata eccessivamente al turismo. Se ai ragazzi in età scolastica lasciamo intendere che il lavoro si trovi nei bar e negli alberghi, c’è il rischio che nemmeno proseguano gli studi in altri settori potenzialmente più produttivi e avanzati. O che molti, dopo essersi diplomati e laureati, decidano di andare direttamente a lavorare all’estero. Cosa che sta accadendo nei fatti da molto tempo.
Turismo in Italia trasforma città in musei
Gli stranieri hanno speso nel 2024 qualcosa come 60 miliardi di euro, circa il 2,7% del Pil. E meno male che ci sono e ci saranno. Semplicemente, non è trasformando un’intera nazione in camerieri e cuochi che faremo volare la nostra economia. Per non parlare delle esternalità negative di cui si parla sempre più apertamente dopo anni in cui il turismo in Italia e all’estero è stato dipinto esclusivamente in modo positivo. Schiamazzi, sovraffollamenti, aumento del costo della vita, carenza di abitazioni disponibili, bolla immobiliare, problemi di sicurezza sono solo alcune delle criticità per i residenti.
Si pone sempre più un problema legato alla qualità della vita. E c’è un altro dato da non sottovalutare. Il turismo in Italia da un lato porta soldi, dall’altro trasforma le città in musei a cielo aperto. L’innovazione scarseggia, spesso per l’impossibilità di mutare l’aspetto urbano, rendendo i quartieri fatiscenti e impedendo a vaste aree del territorio di diventare attrattive verso altre forme di investimento. Non stiamo sminuendo l’apporto positivo all’economia, bensì ragionando in maniera meno semplicistica rispetto agli slogan di politici e media sulle presunte virtù taumaturgiche del turismo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


