A poche settimane dal naufragato referendum sul lavoro, le notizie che arrivano dal mercato continuano ad essere positive. Nel mese di maggio è stato registrato l’ennesimo record di occupati, saliti al nuovo massimo storico di 24 milioni 301 mila unità. Il tasso di occupazione sale al 62,9% e segna anch’esso un nuovo record. Su base mensile, stando ai dati ISTAT, risultano creati 80 mila posti di lavoro. Nel dettaglio, ci sono stati 68.000 lavoratori a tempo indeterminato in più, 4.000 lavoratori a termine in meno e 17.000 lavoratori indipendenti in più. Sempre rispetto al mese di aprile, risultano scesi gli inattivi di 173.000 unità, mentre il numero dei disoccupati è cresciuto di 112.000 unità.
In termini percentuali, i primi scendono al 32,6% e i secondi salgono al 6,5%.
Mercato del lavoro in crescita
Su base annua, gli occupati sono aumentati di 408.000 unità: +388.000 lavoratori a tempo indeterminato, -155.000 lavoratori a termine e +175.000 lavoratori indipendenti. E il miglioramento ha riguardato sia uomini che donne. Il numero di occupati tra i primi è cresciuto di 34.000 unità su aprile, mentre tra le donne di 46.000. Il tasso di occupazione maschile è salito dello 0,1% al 71,8% e l’occupazione femminile è salito dello 0,2% al 54%.
Interessante il dato degli inattivi, che sono i non occupati che non cercano attivamente alcun posto di lavoro. Spesso, fungono da termometro per misurare il grado di fiducia sul mercato del lavoro. In un anno sono diminuiti di 320.000 unità. Pur restando numerosi (12 milioni 119 mila), segnalano che nel tempo stia riducendosi quella fetta di italiani sfiduciati dalla possibilità di trovare un lavoro.
Risultati sotto governo Meloni
E adesso guardiamo i numeri con riferimento all’ottobre del 2022, mese in cui nacque il governo Meloni.
Da allora al maggio scorso sono trascorsi circa due anni e mezzo. In questo lasso di tempo gli occupati sono aumentati di 1 milione 61 mila. Di questi, 572.000 sono uomini (tasso a +2,3%) e 489.000 donne (tasso a +2,4%). Il tasso di occupazione è salito dal 60,6% al 62,9%. Al contrario, il tasso di disoccupazione è sceso dal 7,9% al 6,5%: -283.000. Quanto agli inattivi, sono diminuiti di 612.000, passando dal 34,2% al 32,6%. Infine, +820.000 lavoratori dipendenti, di cui +1 milione 160 mila a tempo indeterminato e -340.000 a termine.
Record di occupati, ma stipendi bassi
Riepilogando, a maggio gli occupati salgono al nuovo record di oltre 24 milioni 300 mila. Sono scesi in misura rilevanti gli inattivi, che spiegano in gran parte l’aumento dei disoccupati mensili. Più persone stanno cercando attivamente un lavoro. Evidentemente, sperano di poterlo trovare più facilmente di prima. E questo è un dato salutare, perché denota maggiori opportunità. Ed ecco forse una chiava di lettura del flop per i quattro quesiti referendari a giugno. Gli italiani non sono affatto indifferenti ai temi del lavoro, ma oggi la loro principale preoccupazione non riguarda tanto le tutele o la precarietà dei contratti. I dati di cui sopra parlano chiaro. Semmai sono le basse retribuzioni ad essere considerate il tema dominante e verso il quale la politica ad oggi ha offerto risposte insufficienti.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

