Forse non basta per potere già parlare di deflazione, ma la Svizzera appare ben avviata per cadervi. Nel mese di maggio, stando all’Ufficio Statistico Federale, l’indice dei prezzi al consumo nei 26 cantoni è diminuito dello 0,1% annuale, crescendo dello 0,1% su base mensile. Anche l’indice al netto di generi alimentari freschi ed energia (cosiddetto “core”) ha subito una decelerazione tendenziale dallo 0,6% allo 0,5% e un aumento congiunturale dello 0,1%. Infine, facendo riferimento all’indice armonizzato per le comparazioni in Europa, il calo dei prezzi è stato dello 0,2% sia su base mensile che annuale.
Verso tassi azzerati a giugno
Ad aprile l’inflazione elvetica era stata nulla dopo un trend calante che sembra essere iniziato stabilmente agli inizi del 2023. La Banca Nazionale Svizzera (BNS) teme la deflazione e per questo è probabile che taglierà i tassi di interesse anche al board del 19 giugno. L’istituto si riunisce ogni tre mesi, contrariamente alle altre principali banche centrali ogni sei settimane. Il governatore Martin Schlegel tiene sotto controllo il cambio. Il franco svizzero è fortissimo, poco sopra i massimi storici contro euro e dollaro. E ciò indice sui prezzi alle importazioni, deprimendoli. E al contempo colpisce le esportazioni, indebolendo la congiuntura economica dello stato alpino.
Pil in moderata crescita
Il Pil è cresciuto dello 0,8% nel 2024 e nei primi tre mesi di quest’anno ha segnato un +0,5% sul trimestre precedente, mostrando un’accelerazione dal +0,3%. Per UBS la crescita per l’intero 2025 sarà dell’1%. I tassi di interesse sono stati tagliati finora allo 0,25%. Con l’eventuale taglio di giugno, scenderebbero a zero. E non è detto che la BNS non si spinga fino a portarli nuovamente in territorio negativo, dove si trovarono per anni fino al 2022. La lotta alla deflazione in Svizzera potrebbe precedere di qualche mese ciò che accadrebbe nel resto d’Europa.
La Banca Centrale Europea è chiamata ad esprimersi sui tassi questo giovedì. Quasi certo un ottavo taglio dello 0,25% al 2% sui depositi bancari. Per i successivi appuntamenti, però, vigono profonde divergenze tra “falchi” e “colombe”. Se il dato sull’inflazione nell’Eurozona oggi si rivelasse in calo e magari anche centrando il target del 2%, la temperatura alla riunione di dopodomani si stempererebbe. Resta il fatto che l’estrema incertezza su dazi e tensioni geopolitiche non depone in favore di una capacità previsionale soddisfacente.
Deflazione svizzera conseguenza del super franco
Lo spettro della deflazione in Svizzera si riflette da tempo sul mercato obbligazionario. Il rendimento a 10 anni è sceso allo 0,22% da quasi lo 0,80% raggiunto a marzo. La scadenza più lunga, cioè di 40 anni, offre appena lo 0,40%. Una “gelata” che riflette aspettative d’inflazione bassissime per il medio-lungo periodo e improntate all’ottimismo sul cambio. Un franco così forte è conseguenza degli afflussi di capitali dall’estero per via delle tensioni internazionali. Lo stato alpino è considerato un porto sicuro in cui ripararsi quando altrove vige un clima di paura e incertezza.
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