Secondo uno studio, la crisi economica ha fatto aumentare i casi di tumore e i tagli alla sanità hanno creato un malessere generale e un aggravio della “malasanità”.
Tra il 2008 e 2010 oltre 260mila decessi in più per cancro nei paesi Ocse e circa 160 mila nell’Unione europea. La ricerca pubblicata su The Lancet, ha evidenziato che il problema non è localizzato a quel biennio, ma con il crescere della disoccupazione aumentano le vittime per malattie tumorali e malasanità.
La crisi economica che dal 2008 ha investito e travolto il mondo la si può misurare in termini di Pil, di domanda e occupazione, di beni e servizi persi e numero di morti per cancro.
Cosa rileva lo studio che rapporta la crisi economica all’aumento di mortalità per tumori
L’indagine è stata condotta dagli americani di Harvard, inglesi dell’Imperial College e del King’s College di Londra e di Oxford, che hanno confrontato i tassi di mortalità per tumore attesi sulla base del trend precedente al 2008, con quelli effettivamente osservati dal 2008 al 2010. I tumori presi in considerazione sono stati colon-retto e polmone, prostata negli uomini e seno nelle donne, classificati come curabili se associati a tassi di sopravvivenza uguali o superiori al 50%, e come non trattabili se la sopravvivenza era inferiore al 10%.
E’ stata condotta un analisi per l’intero ventennio, è stata registrata una relazione diretta tra variazioni nei tassi di disoccupazione e aumento di mortalità per tutti i tipi di tumore:
- polmone;
- colon-retto;
- seno;
- e prostata.
Al crescere della crisi economica cresceva l’aumento di mortalità per tumori.
[tweet_box design=”box_09″ float=”none”]Crisi economica e tagli alla sanità fanno aumentare le mortalità per tumori[/tweet_box]
Rapporto tra disoccupazione e cancro
In una nota per la stampa Mahiben Maruthappu, primo autore dello studio ha dichiarato: “abbiamo visto che l’aumento della disoccupazione è associato all’incremento della mortalità per cancro (…) ma che una copertura sanitaria universale protegge da questo effetto”.
Per quanto riguarda la spesa pubblica destinata alla salute, a un decremento dell’uno per cento (misurato sul Pil) sono corrisposte 0,0053 morti in più per cancro ogni 100 mila persone. I dati raccolti e i risultati ottenuti, lavorati ed estrapolati per i paesi Ocse e per l’Unione europea, sono risultati in un eccesso rispettivamente di 263.221 e di 169.129 morti per tumore nel biennio 2008-2010.
Mortalità per effetto dei tagli alla sanità
“Il cancro è una delle principali cause di morte nel mondo. Quindi comprendere in che modo i cambiamenti economici influenzano la sopravvivenza è cruciale”, ha ribadito Maruthappu. Nel 2012 si sono contate oltre 8 milioni di morti dovute a cancro e 14 milioni di nuovi casi, e si stima che nel 2030 si potrebbero contare 25 milioni di diagnosi. Maruthappu ha aggiunto: “i tagli alla sanità possono costare la vita. Se i sistemi sanitari hanno limiti di finanziamento, questi devono essere accompagnati da miglioramenti nell’efficienza per garantire ai pazienti lo stesso livello di cura, a prescindere dal contesto economico e dall’occupazione”.
Lo studio è una indagine epidemiologica longitudinale e per sua natura rileva associazioni tra fenomeni osservati e attesi. Non fornisce prove concrete che fenomeni quali la disoccupazione siano per esempio causa diretta di mortalità per cancro.
Anche nelle malattie croniche ci sono le disuguaglianze
“Le malattie croniche, spiega Stefano Vella, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, una istituzione nella quale è previsto a breve l’avvio di un centro nazionale per la salute globale,- tra le quali rientrano anche i tumori, sono la nuova pandemia, dopo quelle infettive. E’anche il nuovo campo dove pesano le disuguaglianze, sia tra i paesi in sviluppo che in quelli ad alto reddito, sia all’interno dei paesi, tra categorie economiche diverse. Fanno la differenza i sistemi sanitari universalistici, l’impegno degli stati sulla sanità e in definitiva l’idea che la salute rappresenti un investimento e non un costo”. Vella continua nel dire: “Come pochi altri rimasti, il nostro straordinario sistema sanitario malgrado alcune diseguaglianze regionali, non impedisce a priori a chi è fuori dal mercato del lavoro o a chi è più’ poveri di accedere alle cure: da noi il marcatore povertà conta di meno. Vale la pena di ricordare che l’Universal Health Coverage è uno degli gli obiettivi del Sustainable developement goal delle Nazioni Unite”.