E’ di almeno 3 morti e 26 feriti il bilancio degli scontri tra manifestanti e polizia a Caracas, avvenuti durante una manifestazione degli studenti universitari contro il governo del presidente Nicolas Maduro, indetta per protestare contro gli arresti della settimana scorsa di alcuni colleghi, accusati di tramare contro la “rivoluzione chavista”.

Cresce la carenza di beni

Se Maduro ha tacciato di nazifascismo le opposizioni e i manifestanti ed è stato spiccato un ordine di cattura contro Leopoldo Lopez, uno degli organizzatori della protesta, la situazione economica nel paese sembra davvero essere precipitata.

La Banca Centrale del Venezuela ha stimato nel 28% l’indice di carenza dei beni di base dagli scaffali dei negozi. Si tratta di un dato che aggiorna in netto peggioramento il 22% dello scorso ottobre e supera il record del 24,7% toccato nel gennaio del 2008. Quel che è peggio è il ritmo con cui è aumentata la scarsità dei beni, raddoppiata in quattro anni (14,5% nel 2009).

Il direttore di Econometrica, Henkel Garcia, ammette che “molte leggi appaiono favorevoli alla popolazione, ma risulta il contrario”. Il riferimento è alla politica di controllo dei prezzi, imposta dal governo sin dai tempi di Hugo Chavez, ma inasprita negli ultimi mesi dal successore Maduro, il quale ha da pochi giorni introdotto anche la cosiddetta “legge sui prezzi giusti”, limitando a un margine massimo del 30% i profitti legali in Venezuela. 

La crisi del bolivar e il dramma inflazione

Questa politica, unitamente a un tasso di cambio irrealistico (il bolivar vale sul mercato nero meno di 10 volte del tasso ufficiale di 6,3), sta facendo venire meno gli stimoli a produrre e rende in molte occasioni impossibili le importazioni per mancanza di dollari. 

L’inflazione è esplosa, di conseguenza, al 56,4% a dicembre e a gennaio è cresciuta su base mensile del 3,3%, oltre mezzo punto in più del mese precedente. 

La scarsità di beni di base comporta la necessità per i venezuelani di recarsi mediamente fino a sei volte nei negozi e nei supermercati per un singolo atto d’acquisto.

E se la situazione è grave nelle città, nelle campagne va ancora peggio. Mancano latte, zucchero, farina, pollo, caffè, manzo, etc.

Alla crisi quotidiana della spesa si somma adesso anche il rischio paese, con gli investitori che da tempo hanno iniziato ad avvertire il rischio di default e di una crisi valutaria esplosiva. E che il petrolio sia tornato sui 100 dollari al barile non sembra favorire più di tanto il quarto esportatore di greggio al mondo, se poi non è in grado di assicurare nemmeno all’economia l’approvvigionamento dei beni e dei servizi essenziali.

Il senso di frustrazione e di impoverimento della popolazione ha già portato ai primi morti a Caracas, ma quel che è peggio è la totale assenza di comprensione di quanto accade da parte del governo e del presidente Maduro, che rispondono alle richieste basilari dei venezuelani con una massiccia propaganda anti-fascista e anti-imperialista.