Il voto nella Renania Settentrionale era atteso, anche perché parliamo del Land più popoloso della Germania con 17,5 milioni di abitanti, di cui 13 milioni di elettori. Ed era il primo banco di prova, pur locale, per Friedrich Merz da quando è diventato cancelliere. Inoltre, è la regione da cui proviene. Sono state 396 le amministrazioni comunali che sono state rinnovate. I risultati vedono la CDU, cioè il partito di Merz, reggere con il 34,2%, praticamente appena meno di cinque anni fa. In lieve calo l’alleato del governo federale, l’SPD. I socialdemocratici sono scesi al loro minimo storico del 22,6% contro il 24,3% del 2020. Tracollo per i Verdi, passati dal 20,1% all’11,7%. Al contrario, boom per l’AfD.
Il partito della destra sovranista è esploso dal 5,1% al 16,7%. Infine, irrilevanti i liberali dell’FDP al 3,4% e la Linke sale al 5,6%.
Elettorato in Germania sempre più a destra
Merz può tirare un sospiro di sollievo dopo il voto in Renania: il suo partito ha tenuto botta. Si temeva il peggio. Anche gli alleati possono consolarsi. Vero è che non fanno che arretrare, ma vanno meglio della loro media nazionale ormai precipitata nei sondaggi al 14%. Tuttavia, considerate che questo Land era una roccaforte socialdemocratica fino a venti anni fa. Nel 2005 perse la maggioranza per la prima volta dopo circa 40 anni. Lo choc fu tale da spingere l’allora cancelliere Gerhard Schroeder alle dimissioni.
Se è vero che il voto in Renania concede un altro po’ di tempo a Merz, d’altra parte segnala uno spostamento degli elettori verso destra. L’AfD non è più un fenomeno relegato ai Laender orientali. Si pensava che non avrebbe mai potuto fare breccia ad ovest, dove contano di più i temi legati all’economia.
Ma essendo proprio l’economia ad andare male, i renani hanno deciso di bocciare senza appello i liberali, che ormai sono scesi ovunque sotto la soglia di sbarramento. Grande punizione anche per i Verdi, percepiti come responsabili del tracollo industriale con le loro politiche ideologiche sull’ambiente.
Socialdemocratici in declino, ricetta del debito non basta
Messi insieme, i voti di CDU e AfD dal voto in Renania risultano maggioritari. Impensabile fino a poco tempo fa. Sarebbe come immaginare che in Emilia-Romagna il centro-destra ottenga la maggioranza assoluta dei consensi. Come abbiamo spiegato sopra, fu qui che iniziò il declino elettorale della socialdemocrazia tedesca. Ad oggi, inarrestabile. Anche per questo Merz deve fare attenzione a non confondere una mancata sconfitta con una vittoria. L’AfD che sale in un’area ricca, popolosa e piena di immigrati, può volare a cifre ben maggiori. I sondaggi nazionali danno questo partito già primo o alla pari con la CDU-CSU.
Il voto in Renania conferma la richiesta di concretezza degli elettori. Il governatore cristiano-democratico Hendrik Wuest, rivale interno del cancelliere, commenta senza trionfalismi l’esito nei comuni del Land. Non può fare altrimenti. Merz ha la fortuna che da qui ad un anno non ci saranno altre elezioni locali. Ciò gli consentirà di governare senza il fiato sul collo dei risultati immediati da sventolare agli elettori. Ciò detto, andare avanti galleggiando così non sembra un’opzione sostenibile.
Ha promesso più debito per stimolare la crescita e finanziare il riarmo. Finora la ripresa dell’economia non c’è stata e non è detto che arrivi firmando cambiali per cannoni e carri armati.
Voto in Renania concede qualche mese a Merz
L’SPD ha la necessità di frenare l’azione del cancelliere su fisco e riforme per non scomparire. Difficile in questo quadro tagliare la spesa assistenziale, come promesso da Merz, per finanziare il taglio delle tasse. In politica estera il sostegno all’Ucraina rischia di danneggiare ulteriormente il consenso del governo, se i tedeschi non avvertono un calo dei prezzi per l’energia. Ora che l’America di Trump ha chiuso le sue frontiere commerciali a colpi di dazi, per esportare bisogna diventare ancora più competitivi. E la Germania dei diritti sociali e dell’energia non più a basso costo non lo è. Il voto in Renania compra tempo per Merz, ma parliamo di mesi e non anni.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

