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Oggi: 05 Dic, 2025

Vendite online frequenti? Attento al fisco, ti entra pure nell’armadio

Le vendite online possono comportare il pagamento delle tasse se sono frequenti. Ecco cosa dicono legge e giurisprudenza.
1 mese fa
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Tasse sulle vendite online?
Tasse sulle vendite online? © Licenza Creative Commons

“Non lo metti? Mettilo in vendita”. Slogan azzeccato per una nota app di vendite online. E c’è chi potrebbe avere immaginato di fare il furbo, sfruttando la rete per crearsi un vero e proprio negozio online. Non ci sarebbe nulla di male, anzi. Peccato che per qualcuno fare affari su internet voglia dire sfuggire al fisco. Non sa, con ogni probabilità, che l’Agenzia delle Entrate entra persino nell’armadio per spiare i nostri movimenti.

Leggi e giurisprudenza

Sin dall’1 gennaio 2023 è in vigore la direttiva UE DAC7, che cerca di porre un limite alle vendite online e offline considerate non abituali e, pertanto, non sottoposte a tassazione. Possono arrivare al numero massimo di 30 nell’anno solare o ammontare a un controvalore fino a 2.000 euro.

Superata una delle due soglie, scattano i controlli. Nel caso dell’Italia, l’Agenzia delle Entrate ha titolo per convocare il presunto evasore fiscale e chiedergli conto della natura della sua attività.

Più di recente è stata la Corte di Cassazione ad avere emesso la sentenza n.7551 del 21 marzo 2025 sul tema. Cosa ha stabilito? Indipendentemente dal possesso della partita IVA, un privato può essere considerato imprenditore se effettua vendite online per un periodo di tempo prolungato, cioè per più anni. A quel punto, gli incassi possono considerarsi a tutti gli effetti redditi d’impresa.

Limiti per compravendite

Attenzione: qui stiamo concentrandoci sulle vendite online, ma il discorso non cambia per le vendite tra privati non occasionali che non passano da internet. Non è il mezzo a rilevare, bensì la natura delle operazioni. Solo che in rete il monitoraggio diventa certamente più facile.

Già oggi le piattaforme web collaborano con le autorità per segnalare gli utenti che vendono almeno 5 oggetti nel corso dell’anno o incassano 1.000 euro. Capite bene che se mi sbarazzo di più oggetti nel tempo senza mettere annunci e attirando clienti con il passaparola, quantificare le operazioni e gli incassi è cosa molto complicata.

Quindi, le vendite online per sbarcare il lunario non vanno bene? Nei suddetti limiti, ci può stare. Altra cosa è pensare di arrotondare ogni mese vendendo oggetti di seconda mano. Scattano vari obblighi, tra cui l’apertura della partita IVA, il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali. Un salasso, che nella maggior parte dei casi più che compenserebbe i benefici.

Vendite online, occhio alla rete

La verità è che la rete è un’arma a doppio taglio. Offre tante opportunità di guadagno e lavoro, ma al contempo espone ai controlli di terzi. E non parliamo solo di vendite online. Quante volte sui profili social si postano contenuti “inopportuni”? Utenti che sponsorizzano attività ignote al fisco o anche solo stili di vita incompatibili con le dichiarazioni dei redditi. Sappiate che all’Agenzia delle Entrate non sfugge nulla. E siamo il più delle volte noi stessi a fornire le prove dei nostri “peccati”.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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