La sentenza del Tar del Lazio di sabato scorso sul “golden power” può avere segnato una svolta nell’intricata vicenda che vede contrapposta Unicredit al governo sull’offerta lanciata dalla prima per Banco BPM. Il giudice amministrativo ha parzialmente accolto la richiesta della banca milanese di annullare il decreto di aprile, che appose diverse condizioni per avallare l’operazione. Queste sono state giudicate “dure” e tali da rendere economicamente non conveniente l’eventuale integrazione con Piazza Meda.
Orcel attacca governo e Banco BPM
Andrea Orcel non ha perso tempo e ha subito risposto con un comunicato durissimo all’esito della sentenza. Il CEO di Unicredit ha sostenuto che gli azionisti di Banco BPM finora non avrebbero goduto dell’opportunità di giudicare l’offerta lanciata. Essi sarebbero stati oggetto di “campagne aggressive” tese a screditare l’intera operazione, nonché dello stesso golden power.
Il governo da parte sua non commenta, anche se fa filtrare parziale soddisfazione per la legittimità dell’impianto del decreto. In effetti, questo non è stato del tutto smontato dal Tar. Ad esempio, sull’obbligo di mantenere invariato il rapporto tra impieghi e depositi dopo l’integrazione il giudice ha annullato il riferimento al periodo prescritto dei 5 anni. Così come sull’obbligo di mantenere i livelli di project financing è stata annullata la previsione “sine die”. Infine, l’obbligo per Anima (sgr controllata dal Banco), di restare investita sui titoli di stato italiani, è stato rivisto in un impegno programmatico.
E c’è il capitolo Russia. Orcel ha aperto all’accelerazione dell’uscita da quel mercato, pur sostenendo che la competenza sarebbe dell’Unione Europea e che l’operazione è subordinata alle mosse di Mosca. E ora cosa accade all’offerta di Unicredit? Bisogna attendere prima le rilevazioni della Vigilanza europea.
Dovrebbero arrivare a giorni, forse già domani. La stampa ha già anticipato la presunta ostilità di Francoforte all’uso estensivo del golden power.
Credit Agricole chiede di salire al 30% di Banco BPM
Per Orcel il decreto di aprile è stato annullato, avendo avuto un contenuto unitario. Prima eventualmente di riscriverlo, il governo vorrà verificare le indicazioni dell’Unione Europea. L’offerta di Unicredit si conclude formalmente mercoledì 23 luglio, anche se resta prorogabile fino a fine mese. Ad oggi le adesioni sono state appena dello 0,14%, ma c’è un’altra grossa novità: Credit Agricole ha richiesto alla Banca Centrale Europea l’autorizzazione per salire dal 20% fino a poco meno del 30% del capitale di Banco BPM.
Verso un miglioramento dell’offerta Unicredit?
A questo punto, Orcel dovrà trattare con l’azionista francese per accrescere le probabilità di successo. Riunirà probabilmente il Consiglio di Amministrazione dopo che si saranno espressi Vigilanza e governo. Gli analisti credono che Unicredit rivedrà l’offerta al rialzo. I modi sarebbero o un miglioramento del concambio o l’aggiunta di una componente in contanti o un mix tra le due cose. Non a caso questa mattina il titolo Unicredit arretra di circa lo 0,60%, mentre il titolo Banco BPM sale dell’1,75%.
Poiché il tempo per il completamento dell’offerta di Unicredit sta per scadere, probabile che Orcel chieda alla CONSOB una seconda sospensione. Questa può arrivare a 30 giorni di borsa aperti. La scadenza sarebbe prorogata a settembre, scavallando un agosto in modalità vacanziera. Ma nulla per il momento lascia presagire che lo scontro con il governo si attenuerà, a meno che non avvenga tra le parti un accordo più generale. Piazza Gae Aulenti detiene l’1,9% in Mediobanca “per conto clienti” e il 6,7% in Generali. Partecipazioni sensibili per il sistema finanziario e lo stesso Tesoro.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


