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Oggi: 05 Dic, 2025

Tether tenta l’assalto della Juventus, ma Elkann non molla: cosa succede nella società bianconera

Tether, tra le più importanti società di criptovalute al mondo, punta a conquistare la Juventus, anche se Exor con John Elkann resiste.
1 mese fa
3 minuti di lettura
Assalto di Tether alla Juventus
Assalto di Tether alla Juventus © Licenza Creative Commons

Scontro a tutto campo tra Juventus e uno dei suoi principali soci: Tether. Questo è quanto emerge in apparenza dal consiglio di amministrazione di ieri, che ha visto le parti in rotta di collisione su due punti fondamentali. In vista dell’assemblea degli azionisti convocata per il 7 novembre, le posizioni restano lontane. Pomo della discordia è stato principalmente l’aumento di capitale, ad oggi solo ventilato e di cui non si sa molto di più. Sarebbe del tipo Abb, cioè riservato agli investitori istituzionali e non agli altri azionisti individuali. Tether ha i requisiti per partecipare, ma chiedeva che la ricapitalizzazione avvenisse con diritto di opzione per i soci.

Proposta respinta dal board. Ci torneremo.

Scontro con Exor al CDA

Un altro tema che ha diviso la società bianconera dal suo secondo socio più grande è stato quello della composizione del board. Tether chiedeva due posti per la seconda lista più votata. Al rinnovo del CDA è molto probabile che ne otterrà uno tra Francesco Garino e Zachary Lions. Essa possiede, infatti, l’11,5% del capitale. Anche in questo caso, proposta respinta. Per il board l’iter per giungere alle nomine seguirebbe già una delle “best practices” vigenti sul mercato. Il board risulta già composto da consiglieri indipendenti, oltre a quelli riconducibili alla lista di maggioranza.

Ragionandoci su, le due proposte di Tether appaiono pretestuose. Per quanto elevata la sua quota, non riuscirebbe in alcun modo a scalfire il controllo di Exor. La holding della famiglia Agnelli e capitanata da John Elkann detiene il 67,5% del capitale Juventus, corrispondente al 78% dei diritti di voto.

Neanche passare da 1 a 2 consiglieri cambierebbe gli equilibri nel CDA. Tra l’altro, come detto all’inizio dell’articolo, il secondo azionista potrà ugualmente partecipare all’aumento.

Cosa fa la società di Devasini e Ardoino

Tuttavia, il diritto di opzione consentirebbe ad altri piccoli investitori individuali di non diluire la propria quota e ciò accrescerebbe la massa dei titoli che in un secondo momento Tether potrebbe rastrellare sul mercato. I capitali non le mancano. La società gestisce la terza criptovaluta più scambiata al mondo dopo Bitcoin ed Ethereum con una capitalizzazione superiore ai 157 miliardi di euro. Trattasi anche della principale stablecoin esistente, vale a dire un token digitale interamente garantito da asset. Nello specifico, esiste una copertura in dollari USA al 100%. Essa si ha tramite riserve liquide a tutti gli effetti e titoli di stato americani a breve termine.

Chi investe in Tether, non punta a speculare sul suo prezzo. Il suo intento consiste nell’inserire in portafoglio un asset stabile, in pratica dollari a tutti gli effetti per via del rapporto 1:1 esistente con il sottostante. Negli anni, i livelli delle riserve sono stati messi più volte in discussione. Resta il fatto che i due big a capo della società sono il presidente Giancarlo Devasini con una quota del 47% e il CEO Paolo Ardoino con il 20%. E i due, accreditati complessivamente di un patrimonio fino a più di 105 miliardi, puntano sulla Juventus.

Tether vuole Juventus per fare marketing?

I tifosi ci sperano. I risultati in campo per la Vecchia Signora sono deludenti negli ultimi tempi. La gestione finanziaria non va meglio. Il bilancio al 30 giugno scorso si è chiuso con una perdita di 58,1 milioni. In borsa il titolo perde il 6,5% da inizio anno e capitalizza in tutto poco più di 1 miliardo, malgrado le tre capitalizzazioni aperte al mercato in pochi anni e una quarta sul tavolo fino a 110 milioni. Più che investimento strategico, Tether sarebbe probabilmente alla ricerca di un veicolo attraverso cui fare marketing. Che poi è la ragione per cui tutti i grandi imprenditori nel mondo si buttano sulle società di calcio.

Ha senso tutta questa sceneggiata se Exor resta in possesso di oltre i due terzi del capitale? Ovvio che no. Ed è per questo che s’ipotizza un dietro le quinte. Tra Tether ed Elkann i rapporti sarebbero meno tesi di quanto lascerebbero supporre gli atti ufficiali. Fino ad oggi il presidente di Stellantis non ha mostrato alcuna reale volontà di cedere la Juventus, anche se non lo ritiene un asset strategico. I guai arrivati dal club in questi anni sono stati non solo di natura finanziaria, ma anche giudiziari e reputazionali. Da ultimo, l’indagine UEFA sul “fair play finanziario” infranto.

Così come si vocifera da mesi che stia sbarazzandosi dei quotidiani La Repubblica e La Stampa, non è inverosimile che qualcosa del genere accada con la società bianconera. Nei mesi passati si era diffusa persino la voce che l’ex presidente Andrea Agnelli e cugino di Elkann fosse pronto a rilevare il controllo con l’ausilio di un fondo straniero. Voci rimaste tali, mentre il tentativo di assalto di Tether è nei fatti. Che i vertici concorderanno una “exit strategy” decorosa e allettante per Exor?

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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