Videochiamate a go-go in questo periodo sui nostri dispositivi. Zoom è una delle piattaforme che più di tutte stanno vivendo un grande successo per la quarantena mondiale. O meglio, stava vivendo, perché ora è finita nell’occhio del ciclone per problemi legati alla privacy.

Zoom, problemi dati sensibili

I video delle chiamate registrate sono prima finiti a Facebook, poi ora spunta la mano del Governo di Pechino con server cinesi che fanno transitare il traffico, mentre inizialmente l’app prometteva ben altro.

Insomma, è bufera intorno alla piattaforma Zoom. Nei giorni scorsi il CEO Eric Yuan è stato costretto a fare pubblica ammenda e a far rilasciare una nuova versione dell’app per iPhone e iPad, ma la questione è tutt’altro che risolta.

Rassicurazioni dunque che non sono servite affatto, se è vero che molte videochiamate (non tutte) passano per i data center cinesi. C’è da aggiungere inoltre che le conversazioni non sono coperte da crittografia end-to-end, quindi è possibile accedere liberamente ai loro contenuti attraverso i server stessi. Insomma, rischio grandissimo, visto che tali contenuti possono essere i più diversi e disparati.

Per giustificarsi dallo smistamento di traffico attraverso server cinesi, intervistato da Techcrunch, Yuan ha dichiarato: “Di solito i client di Zoom tentano di connettersi a una serie di datacenter primari all’interno o in prossimità della regione dell’utente. Se però questi tentativi falliscono a causa della congestione della rete o per altri motivi, i client raggiungeranno datacenter secondari”. Ecco quindi spiegato l’inghippo dello smistamenti in Cina.

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