Un’altra batosta per l’Italia nel settore delle tecnologie e, più nel dettaglio, in quello delle tecnologie indossabili: ricordate I’m Watch, il primo smartwatch italiano compatibile con Android e BlackBerry presentato prima nel 2012 e poi annunciato a livello internazionale l’anno dopo al CES di Las Vegas? Bene: purtroppo di I’m Watch non vi sarà più traccia. L’azienda di Ennio Doris di Banca Mediolanum ha perso circa 8 milioni di fatturato dal 2012 al 2013, con perdite stimate attorno ai 4 milioni.

A nulla è valso anticipare altre aziende importanti (Apple in primis) presentando un prodotto valido e affatto low cost (si partiva da una base di 350 euro, ma si poteva arrivare anche a più di 10.000 euro per una versione deluxe).  

Cos’era I’m Watch

I’m Watch suscitò parecchio interesse alla sua presentazione ufficiale: equipaggiato con OS Android, l’orologio intelligente made in Italy consentiva di ricevere tutte le notifiche (SMS, email, social network) ed effettuare chiamate in vivavoce oltre a disporre di un archivio per messaggi, foto o e-mail importanti.   I’m Watch si distingueva anche per il comparto software grazie a uno store proprietario dal quale si potevano scaricare applicazioni dedicate a un utilizzo più completo ed efficiente dello smartwatch. La connessione internet era data dal collegamento allo smartphone via Bluetooth in tehering.   Il grande problema di I’m Watch era però la batteria, soprattutto in caso di collegamento internet. Il prezzo, invece, in base agli ordini registrati, non sembrava propriamente un problema, neppure per la versione deluxe, apprezzata moltissimo nei Paesi arabi e in Russia.  

Chi arriva primo, meglio alloggia? Non sempre

A nulla sono valsi gli ordini provenienti da 102 Paesi del mondo, il successo (o meglio, l’interesse) riscosso a livello internazionale, i milioni di dispositivi venduti e le stime di 200 mila per l’anno successivo.

Il mercato, forse allergico alle nuove tecnologie italiane, oppure, più probabilmente, in attesa del botto dell’Apple Watch, ha preferito rispedire al mittente il dispositivo indossabile made in Italy, facendo perdere un sacco di soldi a Ennio Doris, che aveva investito sulla startup veneta di Massimiliano Bertolini e Manuel Zanella.   La prima testata a comunicare la dipartita ufficiale di I’m Spa dal mercato degli smartwatch è stato il Corriere della Sera: la decisione di sospendere le vendite di I’m Watch, confessano i creatori, derivano anche da un non efficace adattamento al mercato, dall’offerta della concorrenza e dal non sapersi adeguare. Ulteriore emblema di come chi arriva primo, non sempre meglio alloggia, soprattutto nel settore tech, dove spesso sono i prodotti in ritardo ad avere la meglio sui first mover.   Chi ha già acquistato I’m Watch può però dormire sonni tranquilli: i servizi di assistenza, infatti, restano garantiti.