Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta fecero molto scalpore alcune pubblicazioni a fumetti horror/splatter quali Splatter e Mostri e anche alcuni videogiochi vennero criticati e censurati dal sistema, come ad esempio Carmageddon, per i propri contenuti. La storia si ripete anche oggi, con un videogioco, GTA 5, fortemente criticato per i suoi contenuti violenti dalla pediatra Sabina Salvadori in un articolo pubblicato sul blog del Corriere della Sera il 22 dicembre 2014. Ci crediate o no, GTA V è diventato un caso politico in Italia: nell’articolo infatti la pediatra chiedeva all’amica Ilaria Capua, deputata alla Camera, di prendere a cuore la questione e di affrontare in Parlamento l’argomento dei videogiochi con bollino rosso e del loro utilizzo da parte dei minori.

 

Interpellato Matteo Renzi

La deputata, che ha scritto anche a nome dell’onorevole Flavia Piccoli Nardelli, ha dunque evidenziato in una missiva indirizzata al premier Matteo Renzi, il forte rischio che i minorenni possano utilizzare questi videogiochi con la compiacenza dei rivenditori senza che i genitori lo sappiano e ha insistito inoltre sulle possibili conseguenze psicologiche – ovviamente negative – che si possono ripercuotere sul minore. A tal punto viene dunque richiesta una campagna di sensibilizzazione sul tema finalizzata a informare i genitori sui contenuti dei videogiochi che i loro figli desiderano, per renderli ancor più consapevoli.  

Quello che i bambini (non) sanno

Bene, fatta l’introduzione, discutiamo un attorno al tema, cominciando dalla lettera della dottoressa Salvadori. Sui risultati di alcuni questionari dati ai bambini delle scuole – tra cui suo figlio – legati a informative su argomenti delicati quali droga, alcool e gioco d’azzardo, la Salvadori scrive: “I risultati che emergono da questo lavoro sono inquietanti, quelli che noi consideriamo ancora i nostri bambini, troppo piccoli per poter neanche pensare che conoscano questi argomenti, sono in realtà molto più scaltri di noi e sanno un sacco di cose e hanno già fatto tante esperienze a nostra insaputa.

E’ incredibile!”. Su questo punto ci sentiamo di dissentire: no, non è affatto incredibile. Ci sono bambini di 9 anni che sanno usare meglio il computer di gente che ne ha 40, quindi è legittimo e ovvio che il cervello dei bambini di oggi viaggi a una velocità doppia rispetto a quella con cui noi viaggiavamo anni fa.  

GTA V è un’arma letale?

Poi viene il bello, perché in quell’occasione la pediatra afferma di essere venuta a conoscenza che GTA V – il gioco che suo figlio voleva e che stava per regalargli, “è un’istigazione alla violenza anche sessuale, al crimine e al femminicidio. Ci hanno fatto vedere un pezzetto di scena del gioco, senza audio: sconvolgente. Ci hanno fatto leggere i commenti di due ragazzini che godevano e ridevano e si compiacevano di avere ucciso una prostituta e di averle anche rubato i soldi che aveva appena guadagnato con una prestazione sessuale”. “Come è possibile”, continua la Salvadori “che esistano dei giochi simili, che delle persone possano inventare e programmare dei giochi così, e che oltretutto questi giochi possano essere messi in vendita nei negozi? Senza parlare del fatto che i ragazzi possono anche scaricarlo da internet, quindi completamente al di fuori del controllo dei genitori, molti dei quali non sanno nemmeno che questo si possa fare”. Tra un’angoscia e l’altra, prosegue: “Sono stata a un soffio dal regalare a mio figlio un’arma letale di cui non conoscevo la pericolosità”. (Se non credete a quanto scritto, andatevi a leggere l’articolo completo, poi però tornate qui eh?!).  

La violenza sublimata

Tra i commenti sottostanti all’articolo ce n’è uno che meriterebbe l’Oscar per quanto è emblematico: “Ha ragione signora mia.

Pensi che mia figlia di dieci anni ha voluto Sing Star il Natale scorso e adesso si sta trasformando in Marco Mengoni. Solidarietà da un genitore disperato”. Questo per dissacrare il tono allarmistico con il quale la Salvadori descrive un videogioco la cui carica di violenza è al culmine del sublime, come in un film di Tarantino, quasi uno scherzo, proprio perché volontariamente esagerata. Ma procediamo con ordine.  

Perché tanta ignoranza?

GTA V istiga al femminicidio? Non so voi, ma noi ci abbiamo giocato e non c’era nessun livello che ci premiava se ammazzavamo quante più donne possibile. Un’istigazione alla violenza sessuale? In quale scena? Probabilmente dobbiamo esserci persi qualcosa per farcelo spiegare da una persona che fino a dicembre 2014 non sapeva neppure cosa significasse la sigla GTA. “I ragazzi possono scaricarlo da internet”: e come? Altra informazione errata di un articolo che è errato – e molto ingenuo – già in partenza. A cominciare da quel tono moralistico che nasconde una colpa ben più grave: l’ignoranza.  

Sconsigliato o vietato?

PEGI 18: vi dice qualcosa questa sigla? Significa che è “sconsigliato” a un pubblico con età inferiore a 18 anni. Vogliamo davvero stare qui a perder tempo nel discutere se sia meglio utilizzare la parola “sconsigliato” o “vietato”? Dietro questa dialettica si cela la grande colpa: la terminologia “vietato” deresponsabilizza i genitori, mentre “sconsigliato” li mette in prima linea. Perché se un videogioco è sconsigliato agli under 18, devono essere i genitori a decidere se quel contenuto è adatto per il proprio figlio. Anziché spostare l’attenzione sul videogioco (“Come fanno a programmare cose così?”), spostiamo l’attenzione sull’educazione familiare: perché GTA V, così come i fumetti horror e splatter non hanno creato generazioni di mostri e serial killer: quelli, semplicemente, ci sono sempre stati.   Sta dunque ai genitori educare i propri figli, anziché farli educare dalla televisione o da altri media che hanno preso il posto delle baby-sitter.

Interrogare il Parlamento per una questione del genere in tempi così critici e delicati, è quasi un insulto alla nostra intelligenza. E forse bisognerebbe togliere il quasi.